Habemus Tom. Roma a DiBenedetto «Voglio vincere come Berlusconi»

16/04/2011 alle 10:31.

GASPORT (A. CATAPANO) - Thomas Richard DiBenedetto è il 21 ° presidente, il primo straniero, in quasi 84 anni di vita della Roma. Dopo la firma arrivata nella notte italiana, in una sala panoramica (sull’incantevole baia di Boston) dello studio legale Bingham, al 35 ° piano di un edificio di Federal Street, TDB si presenta ai giornalisti dopo l’ennesima giornata di trattative non stop con l’espressione finalmente rilassata di chi ha chiuso l’affare della vita, le prime parole da presidente della Roma(«Un’operazione che abbiamo voluto a tutti i costi, un’avventura che si annuncia intensa ed impegnativa» ) e la soddisfazione di esser convolato a nozze con UniCredit.

Perché, è bene non dimenticarlo, 18 anni di gestione Sensi lasciano in eredità un passivo per 40 milioni e qualcosa come novanta cause di lavoro. Spulciando, si scopre che Batistuta vanta diritti d’immagine per 5 milioni. La banca come avrebbe spiegato un fallimento ai suoi azionisti? E cosa avrebbe detto ai milioni di tifosi romanisti, già sul punto di estinguere conti e assediare i bancomat della capitale? Bancomat Paolo Fiorentino, vice dell’istituto di credito, che in questa partita si giocava anche parecchi crediti personali, ha giocato d’azzardo fino agli ultimi istanti della partita. Per venire negli Usa a chiudere l’affare, ha chiesto che Pallotta, che dei 4 soci americani non è il più ricco ma soltanto il più celebre, fornisse garanzie personali a copertura di parte dei finanziamenti. Poi, una volta qui e quando mancavano giusto le strette di mano finali, ha proposto un tasso d’interesse non particolarmente vantaggioso sul finanziamento di 40 milioni che la banca concederà alla Roma per fare la prima campagna acquisti. Richiesta respinta, non sembrava proprio il trattamento che ti aspetti da un socio.

Fair play Acqua passata. Ora lo stesso Fiorentino, che ieri sera è ripartito per Roma, dice: «Di-Benedetto e i suoi soci si sono rivelati interlocutori seri, come il progetto che ci propongono e che oggi (ieri, ndr) abbracciamo ufficialmente. Valorizzeremo la squadra e il marchio, e in futuro apriremo ad un socio italiano» . Bisogna sperarlo per la Roma, che la convivenza tra i due partner (americani col 60%, UniCredit col 40) fili liscia in attesa che entri il terzo uomo, probabilmente romano. Intanto, passerà un mesetto perché il contratto preliminare firmato ieri diventi definitivo e passi da Antitrust e Consob, oltre che si faccia l’Opa. Diritti, doveri, soprattutto rispettivi poteri dei soci sono nero su bianco nelle oltre 500 pagine di contratto, come le cifre ufficiali della vendita: il 67% del pacchetto azionario giallorosso (comprensivo di marchio e centro sportivo di Trigoria) è stato infine valutato 70,3 milioni. DiBenedetto, che sborsa subito 42,2 milioni, si è impegnato per una immediata ricapitalizzazione da 45, cui ne seguirà un’altra da 50. UniCredit, come detto, finanzierà la campagna acquisti con una quarantina di milioni. «Davvero spero di vincere quanto il Milan di Berlusconi — ha detto DiBenedetto —, ma lui poteva spendere quanto voleva, io invece dovrò attenermi al fair play finanziario» .