Festa amara per Totti, 60mila delusi e il mistero delle interviste Sensi-DiBenedetto

04/04/2011 alle 13:34.

ILSUSSIDIARIO.NET (M. FATTORINI) - "Tutti a casa alè", cantano i quattromila supporters bianconeri nel settore ospiti. Un grido di gioia, un boato d'amore che accoglie i giocatori juventini per la standing ovation del post-gara. Nel frattempo i tifosi romanisti hanno recepito il consiglio dei colleghi abbandonando con largo anticipo seggiolini e bibite, mentre il fischio finale è riservato a "curvaroli" e amanti pazienti. Il big match dell'Olimpico (quasi 60mila i presenti) ha segnato un nuovo spartiacque tra le crisi di due corazzate del nostro calcio, il tutto all'insegna dell'ultimo posto buono per sognare un po' di gloria. Leggasi quarto posto Champions League.

 

TUTTI PER TOTTI - Ne esce vittoriosa la compagine bianconera che, infarcita di ex romanisti (Aquilani, Pepe, Delneri, Storari, Toni), subisce un primo tempo di fantasia giallorossa messa all'angolo grazie alle parate del vice-Buffon per poi salire in cattedra nella ripresa con Krasic e Matri. L'Olimpico ha seguito col cuore in gola, nel pieno stile di una partita che da anni rappresenta un classico mix tra sport e rivalità. Puntigliosi controlli agli ingressi, nessun incidente di rilievo, la Sud romanista dedica il suo ringraziamento a per i 201 gol in serie A. Dagli spalti si leva lo striscione "18 anni d'amore…e so 201 Capità". Il riceve anche il tributo dello speaker e ringrazia con un cenno di saluto.

 

MINI-RISSA - Le tribune sono quasi piene come ai vecchi tempi, producono un effetto visivo di grande impatto, ribollono di entusiasmo e adrenalina. Un po' troppa quando, appena dopo il 2-0 bianconero, nella "borghese" tribuna Monte Mario scoppia una rissa tra tifosi di opposte fazioni: in un mix di insulti, minacce e spinte, è necessario l'intervento di una decina di steward. Dopo cinque-dieci minuti di schermaglie, con il battibecco che si estende ad alcuni tifosi delle file superiori, i supporters vengono separati e allontanati. Andando a riempire le fila, sempre più abbondanti, di chi abbandona lo stadio anzitempo.

BANDIERE E MICROFONI - Sugli spalti ci sono tanti vip: dall'affezionatissimo Claudio Amendola al ministro Matteoli, passando per Rosella Sensi e Andrea Agnelli. La Tribuna Autorità esibisce la consueta passerella di nomi noti, tra i quali mancava solo lui, Thomas Richard DiBenedetto. Il futuro presidente giallorosso, come da copione, è partito poche ore prima per far ritorno negli States, ma l'imprenditore americano (annunciato allo stadio da qualche bandiera a stelle e strisce) c'è stato col cuore a tal punto che, con una rapidità degna del miglior lancio d'agenzia, ha fatto recapitare le proprie dichiarazioni nel post partita, ritagliandosi con forza il suo spazio nel mondo romanista.

 

DALL'AMERICA - "Bisogna immediatamente dimenticare la partita di stasera e guardare avanti, sono convinto che i ragazzi saranno in grado di recuperare i 6 punti che mancano per la , nostro traguardo fondamentale". Lo Zio Tom invita a non fare drammi ma, avverte: "adesso tocca ai giocatori dimostrare il nostro valore". Le parole del tycoon fanno il giro dell'Olimpico: dalla sala stampa alla mixed zone dove, guarda caso, c'è Vincenzo Montella ai microfoni di Sky Sport. L'inviato Angelo Mangiante gli legge l'sms con le dichiarazioni di DiBenedetto e l'aeroplanino, alquanto imbarazzato, si assesta sulle posizioni del presidente o aspirante tale. "E' quello che penso anche io al di là di chi lo ha detto". Ecco, appunto.

 

SILENZIO SENSI - La circostanza è strana. Anche perchè nei corridoi dell'Olimpico erano abituati ad ascoltare altre dichiarazioni post-gara come, ad esempio, quelle dell'attuale presidentessa Rosella Sensi che però domenica sera è uscita senza dire una parola. Il suo silenzio ha fatto riflettere e, secondo Radio Radio, sarebbe stato imposto alla primogenita Sensi in virtù di un "più vasto accordo a cui ha dovuto sottostare" secondo il quale Rosella "non può parlare di Roma per i prossimi due anni". Un bavaglio strano e misterioso, figlio di una querelle societaria sempre più complessa, che si aggiunge alla serata storta di e compagni.