IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Championship». Scudetto. La parola che Thomas Richard DiBenedetto ripete più volte, davanti alla telecamere del Tg1 e di Mediaset. E lobiettivo del prossimo presidente della Roma. Che già incorona: «E una principessa, presto sarà una regina». «Wonderful job» dice testualmente, quasi ringraziando Montella per il «meraviglioso lavoro», per caricare il tecnico che, in poco più di un mese
IL MESSAGGERO (U. TRANI) -
«Championship». Scudetto. La parola che Thomas Richard DiBenedetto ripete più volte, davanti alla telecamere del Tg1 e di Mediaset. E lobiettivo del prossimo presidente della Roma. Che già incorona: «E una principessa, presto sarà una regina». «Wonderful job» dice testualmente, quasi ringraziando Montella per il «meraviglioso lavoro», per caricare il tecnico che, in poco più di un mese, ha ridato qualche speranza da Champions, da quando fu promosso dai Giovanissi Nazionali, la squadra dei ragazzini di quattordi e quindici anni che con lui in panchina vinceva sempre. Il bostoniano, almeno per ora, punta su Vincenzino, si affida allattuale allenatore, 37 anni da compiere a giugno. Perché si augura di vedere la Roma, al traguardo, almeno quarta. «Io sono qui per vincere. In realtà speriamo di riuscirci già questanno, perché la qualificazione alla prossima Champions League sarebbe già un grande successo. E fondamentale questa competizione per la visibilità del club, per gli introiti e per il mio progetto. Per il futuro, poi, dovremo lavorare duro. Ma deve essere chiaro che io e miei soci vogliamo vincere lo scudetto prima possibile». Pranza tardi, nellalbergo che è il suo quartier generale. Mozzarella, rughetta e prosciutto. In una saletta riservata lo aspettano per le interviste. E in ritardo. Ma DiBenedetto non si presenta, in prima serata nelle due tv nazionali, con lannunciato slang degli americani. Il suo inglese è facile da comprendere. «Purtroppo non ho studiato litaliano. Ma lo imparerò, voglio cominciare il prima possibile». Capisce già qualche parola, si sta abituando, dopo ore e ore di negoziazione con gli avvocati italiani e gli uomini di UniCredit. Si diverte a far le prove in diretta: «Forza Roma», pronunciato con convinzione.
Ha la solita cravatta rossa (come i vistosi gemelli), quella di lunedì, il primo giorno in Italia. Fa capire che il suo portafortuna. Così come mostra il grande anello allanulare sinistro, testimonianza di un successo nel baseball, con il Trinity College, di suo figlio Thomas Richard junior, attualmente alla Palfinger di Reggio Emilia. «Vorrei andarlo a trovare» confida. Non è troppo sicuro di farcela, ma potrebbe andarci già oggi o domani per poi tornare domenica negli Usa da Malpensa. Gli piacerebbe molto essere in tribuna domenica sera allOlimpico per Roma-Juventus. Meglio, però, evitare la sovrapposizione con la presidente uscente Rosella Sensi. Il passaggio più tecnico è su Montella. «Anche Ranieri era bravo, ma quando è andato via la situazione era molto difficile. Montella è amato e capito dai giocatori. Ha creato unaria nuova. E evidente che abbia un feeling straordinario con i calciatori che rendono di più. Con lui la Roma è squadra. E riuscito a rimuovere quella nuvola nera che impediva di far bene». A proposito di giocatori, si sa che ha un debole per Vucinic. Vide di persona allOlimpico, a fine settembre, il gol di testa in tuffo del montenegrino allInter, rete decisiva per la vittoria giallorossa in pieno recupero. «E un campione speciale. Un creativo». Ma aggiunge subito: «Molti sono i calciatori che mi piacciono: stiamo già lavorando. Non faccio nomi, cè uno staff di grandi professionisti che segue i migliori. Ma il nostro modello è già qui:Francesco Totti e la sua carriera straordinaria. Un mago». «Noi abbiamo un programma serio, siamo gente che già sa bene come agire nel mondo dello sport, a cominciare da Pallotta che ha rilanciato i Boston Celtics in crisi e che voleva la Roma già tre anni fa, dopo Soros. Mi ha spinto lui. Siamo determinati e vogliamo vincere subito», avverte.
«Abbiamo risolto ogni dettaglio economico, mancano solo alcuni aspetti legali. La firma tra due settimane, senza altri rinvii. I miei avvocati mi hanno spiegato che non avrò problemi anche se ho una piccola partecipazione nella società che è propietaria del Liverpool:nessuna complicazione, dunque». Rivela: «Amo lo sport, seguo il calcio da almeno venti anni. Ho scelto la Roma perché è il club di una città meravigliosa che vidi per la prima volta trentacinque anni fa. Tutti nel mondo la vogliono visitare e spero che presto possano venire qui per identificarsi nella mia squadra. La passione, unica, dei tifosi mi fa aumentare la voglia di renderla grande in poco tempo». Sorride: «Io, però, non sono qui per le vacanze romane». Un chiarimento mirato, forse richiesto, per il Coni: «Mi è dispiaciuto che chi gestisce lOlimpico si sia offeso. Non volevo sminuire il valore dello stadio romano, ma per una società di calcio che guarda al futuro è vitale. Il discorso non riguarda solo Roma. Riguarda tutto il calcio italiano. Nuovi impianti sono decisivi per il business. Per noi lo stadio è una priorità assoluta». E, da frequentatore degli stadi statunitensi, fa una considerazione. «Perché, chi paga, non deve subito rivedere le azioni migliori sui tabelloni?».Il rischio, stavolta, è che si arrabbi Blatter, presidente della Fifa.