LA STAMPA (S. DI SEGNI) - Stazione di Udine, ultima chiamata per la Champions League. La Roma si porta dietro bagagli pesanti e un'atmosfera tutt'altro che distesa: non è tanto la partita da dentro o fuori ad innalzare il livello di tensione dei giallorossi, piuttosto la lista degli addii annunciati e dei musi lunghi.
In attesa di sciogliere il nodo legato alla permanenza di De Rossi, l'ultima smorfia appartiene al volto di Borriello: Montella gli ha comunicato l'ennesima esclusione, il colloquio tra i due a fine allenamento non è stato certo sufficiente ad addolcire la pillola. Nella testa del centravanti (quindici gol fino al 2 febbraio, poi una collezione di spezzoni e digiuni), si annidano tanti «perché». In quella del tecnico c'è la convinzione che il miglior interprete del 4-2-3-1 sia Francesco Totti. Fuori tre.
Se Guidolin deve fare i conti con gli acciacchi di Sanchez, Di Natale e Isla, Montella è alle prese con le voci che circolano sui candidati alla panchina giallorossa: da Villas Boas a Guardiola, da Ancelotti a Gasperini. L'aeroplanino un po' scherza («Magari il prossimo anno farò il secondo di Guardiola»), un po' fa sul serio: «Se centrassi il quarto posto, perché dovrei fare spazio ad un altro?».