IL ROMANISTA (D. GALLI) - Procede spedito il procedimento di vendita dellAs Roma agli americani. Come ha rivelato ieri Mf-Dow Jones, è stato aggiunto un altro tassello. È stato consegnato alla Consob lestratto sul patto parasociale tra Unicredit e la cordata guidata da DiBenedetto. Tutto da copione.
Nei patti parasociali viene descritta la futura governance, la struttura di governo della Santa Alleanza americani- Unicredit. Gli accordi di Boston prevedono la creazione di una holding che controllerà As Roma Spa, As Roma Real Estate (Trigoria) e As Roma Brand Management (il marchio). Ogni società, sia la controllante sia le tre controllate, avrà logicamente un proprio Cda. La holding sarà per il 60% in mano alla DiBenedetto As Roma LLC e per il 40% della banca. Il suo Consiglio di amministrazione sarà costituito da 9 consiglieri: 5 in rappresentanza degli americani, 4 di Unicredit. Il presidente, stando alla ricostruzione di Mf, dovrebbe essere espressione della banca, mentre lamministratore delegato sarà DiBenedetto.
Il Cda di As Roma Spa sarà composto da 13 membri, 8 americani e 5 per la banca, che diventeranno 3 nelleventualità che Piazza Cordusio ceda il 20% a un altro investitore italiano. Cè però una novità, un particolare che tanto particolare non è, nellintesa raggiunta negli States. Stando a quanto riportava ieri Il Messaggero, è stato concordato un tetto di spesa per gli americani. Un limite di 15 milioni, derogabile solo con lok di Unicredit. Cosa significa? Semplicemente, che oltre quella cifra i vertici della cordata guidata da Thomas Richard DiBenedetto non potranno agire autonomamente. Dovranno per forza concordare linvestimento con Piazza Cordusio.
Lesempio classico è lacquisto di un giocatore. Qualcuno ha storto la bocca. Ha interpretato il limite come un ostacolo, un impedimento, un intralcio per gli americani. Ma questa è la regola in tutte quelle aziende dove lazionista di minoranza, in questo caso Unicredit, possiede un peso specifico non indifferente. Per tutelarlo, viene pattuita una facoltà di veto sulle operazioni finanziariamente più importanti. Non è nulla di sconvolgente, anche Rosella Sensi aveva (almeno fino allintesa con la banca del 26 luglio) un potere di firma per atti fino a 20 milioni. Oltre, aveva bisogno del via libera del Consiglio di amministrazione dellAs Roma.