IL ROMANISTA (M.MACEDONIO) - Ci sono gol che, anche a distanza di anni, non si dimenticano. Non li dimentica il tifoso e, naturalmente, chi li ha segnati. A maggior ragione se in occasione di un derby.
Figurarsi se, come nel caso di Paolo Giovannelli, quello messo a segno in quel lontano 2 marzo del 1980 resta lunico realizzato nei sei anni di permanenza in maglia giallorossa. «Come dimenticarlo? dice a Il Romanista lex centrocampista. Sono passati tanti anni ma è certamente il ricordo più bello che ho delle mie stagioni a Roma». Un gol che regala la vittoria a cinque minuti dalla fine (2-1, dopo il vantaggio di Pruzzo e il pareggio laziale), per giunta sotto la curva Sud, verrebbe da dire che non ha prezzo. «E proprio così. Era una Roma, quella, che si lasciava alle spalle anni mediocri e si andava pian piano costruendo intorno a quei giovani che, con il presidente Viola e il Barone in panchina, sarebbero diventati i punti fermi della squadra che avrebbe vinto lo scudetto tre anni dopo. Non prima daver conquistato un paio di Coppe Italia, una quellanno e laltra la stagione successiva. Un gruppo in cui cerano già Bruno Conti, Pruzzo, Ancelotti, arrivato giusto quellanno, e ancora alcuni anziani, come Turone, Santarini, Benetti. La Roma di oggi? Anche da lontano (Paolo è tornato a vivere nella sua Cecina, ndr) continuo a seguirla. Limpressione che ho, alla vigilia di questo derby, è che il clima sia certamente teso, per tante ragioni. Mi auguro che non vi siano episodi spiacevoli, anche se il derby è una partita particolare e a Roma è sempre molto sentito. Faccio affidamento sul rientro di Totti, che anche se non è più quello di qualche anno fa ma è normale che sia così in partite del genere può essere da esempio per gli altri. E quindi, fare da guida ai compagni e, lo spero, fare anche la differenza in campo, magari segnando il gol decisivo».
Un altro ex che può dire daver legato il proprio nome ad un gol nel derby è Antonio Di Carlo. Lui, il suo, lo mise a segno in una sfida di Coppa Italia. Era il 2 settembre dell84, e la gara cadeva addirittura nel girone eliminatorio. «Era la mia prima partita da titolare con la maglia della Roma ricorda Di Carlo e il gol era quello del 2-0, dopo il rigore segnato da Iorio. Da giocatore, ma anche da tifoso romanista quale sono, fu unemozione bellissima. Lì per lì non me ne resi quasi conto. Capii la sera, arrivando al bar vicino casa, cosera successo. Anziché le cinquanta persone che trovavo di solito, ce nerano cinquemila. Ci fu addirittura qualcuno, tra gli amici, che mi chiese lautografo!». Come vede questo Roma-Lazio di domenica prossima? «Landamento del derby non rispecchia mai quello delle squadre in campionato. Perché lo si gioca con il cuore, la passione e va quindi visto e vissuto in altro modo. Certo, la Roma ci arriva in maniera un po complicata, con il morale non al massimo. E anche se è una partita sempre fondamentale, questa lo è a maggior ragione, vista la situazione di classifica e gli obiettivi della Roma. Da tifoso, voglio essere ottimista e confido soprattutto nella qualità dei giocatori. Che può fare la differenza rispetto ad una, forse, migliore organizzazione di gioco della Lazio. È una partita in cui non cè bisogno di caricare i giocatori, perché si caricano già da soli. Va semmai lasciato fuori molto di quel nervosismo visto di recente, ad esempio in Champions. Perché quella non è carica agonistica, che è ciò che ti spinge a vincere, ma solo il frutto di tensioni accumulate nel tempo».
E daccordo con questa disamina Angelo Di Livio, che i derby, in maglia giallorossa, si è dovuto accontentare di disputarli solo con le formazioni giovanili. Da giocatore prima e da allenatore dopo. «E stato brutto vedere certe situazioni scaturite dal nervosismo dice, da romano, Di Livio perché rischiano di condizionare tutta la squadra. Anche se leliminazione in Coppa ci può stare, a maggior ragione quando lhai buttata già nella partita di andata, in casa. Penso anche, però, che se la Roma torna a giocare con la testa, è imbattibile. Quella di domenica sarà un partita difficile per entrambe. Con la Roma che deve centrare a tutti i costi il quarto posto, che, dopo tutte le vicissitudini e i tanti punti sprecati ne ho contati almeno dodici che mancano alla classifica, e questo è il mio più grande rammarico sarebbe un bel regalo per i tifosi, al termine di una stagione in cui ha certamente deluso le aspettative. Mi aspetto quindi che proprio nel derby la squadra possa dare un segnale importante. Non sono daccordo con quanti se la prendevano con Ranieri. In campo vanno i giocatori. E quello che conta, quindi, è il loro senso di responsabilità. Mi conforta soprattutto la presenza di Francesco Totti. Che sta facendo molto bene e, in quel ruolo, che predilige, da regista avanzato, può veramente tornare ad essere il punto di riferimento per gli inserimenti dei compagni. Perché lui, la palla, te la mette sempre...».