Notte da lupi

08/03/2011 alle 12:17.

IL ROMANISTA (P. FRANCHI) - Sarò un po’matto, ma non me la sento di escludere in via di principio una Roma esatto opposto di quella vista all’andata. Soltanto così la Roma, che stasera è chiamata a giocare in un freddo polare, potrebbe salvare il salvabile di un’annata difficilissima, e contemporaneamente a fare quello che sa e può perchè gli anni a venire siano un po’ meno grami di questo. Lasciamo perdere le retoriche testaccine, gli appelli ar core de Roma, e già che ci siamo pure le indignazioni per gente esecrabile perchè giocherebbe

Non sarà facile, perchè se fin qui nei secondi tempi sono quasi sempre crollati una ragione diciamo così "strutturale" ci dovrà pur essere. Ma possono farcela. Anche perchè a fare la differenza ci saranno, insieme, e Pizarro. Sì, Pizarro. Che forse non avrà guardato negli occhi Ranieri, ma guarda negli occhi il gioco del pallone. La qual cosa, credetemi ragazzi miei, conta parecchio. L’impresa, con questi chiari di luna, sembrerebbe, più che difficile, pressochè impossibile. Io sono tra quelli che, con l’avvento di Vincenzino, qualche barlume di luce nella notte fonda della Roma di quest’anno crede di averlo intravisto: ma di qui a pensare che la Roma vista a , all’Olimpico con il Parma e poi a Lecce se ne ritorni dall’Ucraina con qualificazione in tasca, beh, ce ne corre molto. Persino agli occhi di un vecchio militante come me. Che come tutti i militanti è tenuto per definizione a reggere la prova pure nei momenti più difficili, perchè nei momenti belli o bellissimi ad abbandonarsi a cantici d’amore ai lupacchiotti sono capaci tutti.

Servirebbe, per nutrire una speranziella appena appena ragionevole, qualcosa che quest’anno (fatta eccezione solo per il secondo tempo con il Bayern, o quasi) non s’è praticamente mai vista. Una Roma irriconoscibile, cioè, rispetto ai tristi standard cui ci ha abituato, anche nelle partite in cui miracolosamente

riesce a non farsi rimontare. Servirebbe una Roma che ha lasciato a casa le sue paure, i suoi rancori, i suoi tic, e se la gioca per onorare prima di tutto se stessa: un passato (recente, recentissimo) che come è noto "non si dimentica" (o non si dovrebbe dimenticare), un presente che d’improvviso potrebbe diventare non

proprio da buttar via, un futuro che, chiunque parta, chiunque resti e chiunque arrivi, sempre di giallorosso dovrà essere tinto.