
IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - «E stato, è e sarà sempre il più grande di tutti. E adesso, che sta di nuovo bene fisicamente, lo sta dimostrando una volta di più». Quando parla di Francesco Totti, intuisci anche al telefono che gli devono star brillando gli occhi. Perché Giacomo Losi è così: da grande capitano qual è stato, la sua ammirazione è sconfinata per chi, da diciotto anni, anche lui con la fascia da capitano, continua ad onorare in modo straordinario la maglia giallorossa. «A 34 anni, e con tutti gli infortuni che ha avuto sostiene Corederoma Francesco è il più grande giocatore della Roma di tutti i tempi e tra i più grandi in assoluto, in Italia e nel mondo»
Un giocatore che si avvia a battere tutti i record, non solo nella Roma. Losi, che fu già felice di abbracciarlo quando venne da lui scavalcato nelle presenze in giallorosso, confessa: «Domenica, quando ha superato il traguardo dei 200 gol in campionato, ho telefonato a Vito Scala perché gli girasse i miei complimenti. Anche perché, come già era successo con la Lazio, è lui che ha fatto da solo la partita. E aggiungo che se soltanto i compagni lo assecondassero un po di più ». Lo vorrebbe forse più energico e caratterialmente più duro, Giacomo Losi. «Penso che Francesco sia fin troppo buono. Io, quando vedevo qualche compagno non dare in campo quanto cera da dare, non glielo mandavo a dire. Anche se, forse, per il ruolo che avevo, da difensore, mi veniva più facile spronare chi avevo intorno». E rimasto colpito, ma non certo sorpreso, Giacomino, dalle parole di Francesco al termine della gara con la Fiorentina, quando ha ripetuto di essere fiero di aver vestito sempre una stessa maglia. «Perché è una vera bandiera. In un certo senso, sta facendo quanto, nel mio piccolo, feci io. Che dopo quattordici anni nella Roma, preferii smettere piuttosto che andare a giocare in unaltra squadra. E dire che per come fui trattato perché, purtroppo, da qualcuno fui preso a pesci in faccia e non credo che lo meritassi avrei potuto forse avere qualche motivo per farlo. Per fortuna che Francesco non corre questo rischio. Sarebbe la fine del mondo. E poi, dove potrebbe andare? Lui è la Roma. Alla quale ha dato tutto e che lui rappresenta come nessun altro sarebbe capace di fare. A chi accostarlo?
Ricordo che, da ragazzino, mio padre mi portò qualche volta a vedere il Torino di Valentino Mazzola, il papà di Sandro. Uno dei grandissimi del calcio italiano, e tra quelli, pochi, a cui mi sento di poterlo paragonare. Quanto al Pallone dOro, Francesco ne meritava più di uno. E sono certo che se avesse giocato in unaltra squadra, più blasonata, ne avrebbe avuti sicuramente. Almeno due o tre.