IL ROMANISTA- Entra nello spogliatoio per ultimo. E viene sommerso dagli applausi e dagli abbracci dei compagni. Vola pure qualche schiaffo in testa. Francesco Totti, 34 anni e 201 gol in serie A, è il re dellArtemio Franchi. I romanisti se lo coccolano (e ci mancherebbe altro), i fiorentini gli fanno i complimenti. Gamberini, Boruc, Pasqual. E poi, soprattutto, Mutu, a cui Totti regala la maglia. E il perché lo spiega lo stesso attaccante romeno
Con una forma così non è difficile da credere: «Per un attaccante spiega fare gol è la cosa più importante. Trovarmi senza segnare mi condizionava, visto anche che giocavo lontano dalla porta. Adesso sto bene e mi sento bene, voglio continuare così. Inoltre aggiunge ci tengo a dire che con Ranieri avevo un bel rapporto. Poi certo, quando le cose vanno male lallenatore è sempre il primo che ci rimette. Con Montella le cose sono cambiate e adesso stanno arrivando anche i risultati». Che Dio conservi a lungo questo suo stato di forma, quindi: «Mi godo il momento, poi a giugno vedremo quello che succederà con la nuova Roma. Fino a un mese fa mi davano per finito, adesso sono tutti pronti a montare sul carro dei vincitori. Facessero pure, tanto quel carro lo porto sempre io ». I suoi gol possono essere decisivi per la rincorsa a quel quarto posto che vuol dire Champions: «Sì, anche se ero convinto di fare una tripletta e ride ancora Comunque, la prospettiva è sempre quella di entrare nelle prime quattro. Abbiamo colto un buon pareggio perché abbiamo saputo reagire anche se siamo andati in svantaggio e quindi è un buon punto». Ottenuto poi contro la squadra di quel Mihajlovic che alla vigilia aveva detto che Fiorentina- Roma per lui era come un derby: «Che spettacolo », la risposta di Totti in zona mista. No, Francesco. Lo spettacolo sei tu. Perché come si può definire altrimenti un giocatore che ha fatto 201 gol in serie A tutti con la stessa maglia? A ripercorrerli tutti «si passano 10- 12 ore», come ha detto lui stesso nellannunciare lo speciale che Sky gli ha dedicato. E la memoria corre veloce tra i ricordi di quel ragazzino biondo e magro che segnò per la prima volta al Foggia il 4 settembre 1994, tra lemozione e le lacrime di mamma Fiorella e papà Enzo in tribuna Monte Mario, stesso posto e stessa passione di oggi. Puntualmente.
Domenica o mercoledì che sia. Allora, quando il giovane e semi sconosciuto Totti, mise per la prima volta ufficialmente il suo nome nel tabellino dei grandi, cera Israele che firmava la pace con la Giordania dopo 46 anni di guerra, oggi cè una guerra che va in scena a poche migliaia di chilometri da qui. Allora cera Baggio che aveva da poco tirato nel cielo di Pasadena il rigore più importante della sua carriera, oggi cè Totti che arriva a quota 200 sempre dal dischetto. Spiazzando Boruc, che un giorno potrà raccontare ai nipoti di aver raccolto in fondo alla rete un pallone così speciale. Speciale come è Francesco. Altrimenti non avrebbe regalato a Mutu, e idealmente a tutti i bambini del mondo, quella maglietta. Questa maglietta. Bianca, con striature gialle e rosse. I colori della Roma. E di Tommasino. E di Cristian e Chanel, che se lo sono abbracciati forte forte appena tornato a casa. E di tutti i bambini del mondo.