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GASPORT (A. CATAPANO) - Cè, alla base, una considerazione storica: non esiste la Roma senza i suoi tifosi. E cè pure la consapevolezza, acquisita e rafforzata col passare degli anni, delle stagioni, delle partite, fin dai tempi di Campo Testaccio: che esistono i tifosi di calcio, e poi esistono i tifosi della Roma. Lo disse Agostino Di Bartolomei, e non era retorica, ma cuore, passione, partecipazione. Una dichiarazione damore, nata dallesigenza di stabilire una diversità e al tempo stesso fissare unidentità, la propria, unica, identità romanista.
I numeri La mission in realtà è unimpresa. Ci sono due ostacoli: la scomodità dellOlimpico e la recente disaffezione del pubblico romanista. Più che altro, un crollo. Registrato nellultimo decennio. Unerosione graduale, continua, irreversibile. Testimoniata innanzitutto dal dato relativo agli abbonati. Nel 2002, reduci da un campionato concluso al secondo posto, si abbonarono 48.213 tifosi. Nel 2010, sempre sulla scia di uno scudetto sfiorato, si sono tesserati in 18.617. Significa che in otto anni la Roma ha perso quasi il 60%dei propri sostenitori più fedeli. Lemorragia è stata graduale: nel 2003 gli abbonati erano scesi a 36.676, nel 2005 erano diventati 25.681, nel 2009, dopo due stagioni in leggero rialzo, diminuiti a 24.454. Lanno scorso, crollati a 18 mila. La media degli spettatori paganti (stagionali più giornalieri) segue lo stesso trend. In questa stagione la Roma è vista allOlimpico mediamente da 31.849 persone. Nel 2009-10, erano 39.902. In un solo anno un calo del 20%. Non si ricorda lultimo sold out, giusto il derby ormai riesce a richiam a r e 50mila persone. Ci vorrebbe un medico per fermare questa emorragia. Oppure ci riuscirà Di-Benedetto, un americano a Roma.