CORSPORT (L. CASCIOLI) - Totti ha toccato e superato quota 200 gol. Sono questi eventi le occasioni più piacevoli per recarsi allo stadio, quando cioè certi campioni ti fanno godere due spettacoli in uno. Il capitano della Roma è infatti tornato ad essere uno spettacolo nello spettacolo e ci restano oscure le ragioni per le quali quest'anno ci ha lungamente privato di queste esibizioni, anche se tutti si affannano a spiegarle. Comunque i tifosi della Roma, nonostante che la Champions si stia allontanando, si sono divertiti. Il pubblico viola un po' meno, come era successo sette giorni prima ai tifosi della Lazio, ma con un Totti del genere non è possibile che accada niente di diverso.
Anche noi però ci siamo divertiti poco al pensiero di dove sarebbe arrivata la Roma se Mutu e Behrami, giunti ad un passo dalla firma del contratto, avessero potuto indossare la maglia giallorossa. Ognuno ha insomma le sue rogne da grattare. La partita, lungi dal chiedere molti sforzi di attenzione alle due difese, ha concesso agli spettatori molti spunti piacevoli. Non è mancato neppure un gesto di grande valore sportivo quando Gamberini, a fine partita, si è congratulato con Totti per il prestigioso traguardo raggiunto. Oggi, in pieno dilagare, persino sui campi dello sport, di ogni genere di inciviltà, neppure negli ordini cavallereschi sono più di moda gesti tanto signorili. Ed è anche certo che non occorre niente di più di qualche bel gesto per risvegliare sugli spalti i più nascosti sentimenti ( nascosti proprio da quei giocatori che si comportano diversamente). Intanto se il capitano della Roma continua con le doppiette, potrà superare non solo Baggio, ormai a portata di tiro (in porta), ma puntare i vertici assoluti dei cannonieri di tutti i tempi. E non ci si dica che il traguardo raggiunto a Firenze ha placato il capitano della Roma perché non solo i grandi campioni, ma persino gli uomini comuni occupano la maggior parte del loro tempo nella ricerca del meglio. L'ambizione innalza i monumenti più grandi e punta sempre a superarsi.
In un campione, cioè in un atleta che affronta tanti sacrifici per collocarsi al di sopra degli altri e restare insuperabile, certe inclinazioni sono più sentite e determinanti.
Montella sta tenendo in mano con sufficiente sicurezza la patata bollente che gli hanno regalato, confermando di conoscere bene la squadra che deve portare al traguardo di fine stagione. Non solo ci sta dimostrando di conoscere il gruppo, ma di saperlo, all'occorrenza, anche migliorare. Ce ne ha dato prova all'inizio del secondo tempo quando, constatando che la Roma era deboluccia ed inerme sulla fascia destra dello schieramento offensivo, ha spedito in campo Rosi. Il ragazzo, se chiamato a difendere, si è rivelato privo di misura, ma è proprio la mancanza di misura a renderlo utile a sostenere gli spunti offensivi. Da oggi insomma Rosi può interpretare con lodevole applicazione il ruolo di alternativa di spinta al centrocampista di fascia. Una trovata, questa di Montella, rivelatrice del fatto che conosce a fondo anche le lacune e i punti deboli della Roma, sapendo cosa fare per rimediarvi. Riuscire a riconoscere i difetti della propria squadra, prima che accada il peggio, è la prima delle doti che deve possedere un allenatore, anzi è l'essenza segreta del suo valore. E fermiamoci qui, prima di mettere questa virtù alla base anche della vita sociale.