GASPORT - Genitori che si vestono da ultrà e surriscaldano gli animi sui campi di provincia. Succede sempre più spesso. Con derive razziste, come documenta il referto arbitrale di una partita tra Esordienti nel Trevigiano, CasierDosson-Silea.
Un dodicenne del CasierDosson preso di mira dai genitori della squadra avversaria, seduti sugli spalti. Offese a raffica per la sua pelle nera, larbitro che annota tutto («insulti discriminatori di origine razziale» ) e il giudice sportivo che infligge una multa di 600 euro al Silea. Il presidente del CasierDosson, Flavio Ruzzene, propone che a pagare siano i genitori: «Un modo per far capire loro la gravità del gesto» . Ma Dario Liberale, dirigente del Silea, annuncia ricorso: «Non è accaduto nulla anche perché se ciò fosse avvenuto saremmo stati i primi a intervenire» .
Reazione - Stefano Okaka, attaccante della Roma in prestito al Bari, nato in provincia di Perugia da genitori nigeriani, è esterrefatto: «Nel 2011, e in un Paese come lItalia, è una cosa inconcepibile. Siamo alla frutta, e quelle persone sarebbero da arrestare. A Londra o a New York non capiterebbe mai un simile episodio perché sono culture melting pot» . Non è la prima volta, purtroppo. «Sono stanco, lascio lItalia» , fu lo sfogo del padre albanese di un calciatore quindicenne vittima della xenofobia, a Foligno. Passando al basket, nel 2010, sputi e insulti contro un arbitro marocchino. In campo cerano ragazzi under 14. I genitori, dalle gradinate, urlavano «negro di m tornatene a casa».