Da Spalletti a Ranieri, quante partite buttate via

01/03/2011 alle 09:31.

CORSPORT (P. TORRI) - Prima con Spalletti. Poi con Ra­nieri. Ora pure con Montella. Ma si po­trebbe anche andare più a ritroso nel tempo per avere ulteriori conferme di come la Roma, più o meno da sempre, sia stata una squadra che ha vinto di meno di quello che avrebbe potuto. Per carità, ci sono state anche motivazioni arbitrali, diciamo così, a impedirlo, ma rimane un dato di fat­to. E cioè che la Roma de­gli anni ottanta di Nils Liedholm abbia vinto molto meno di quello che avrebbe potuto, così come la stessa valutazione si può fare della Roma di Fabio Capello

Ma torniamo ai giorni nostri, diciamo così. Cioè da Spalletti in poi. Prendiamo in esame la stagione che si è conclusa con l’illusione scudetto vissuta a Catania. Al di là di qualsiasi altra considerazione sul­la gestione degli arbitraggi in quell’an­nata e pur ricordando come quella Roma sia stata quella capace di ottenere i record societari come punti e vittorie, c’è da dire che quello scudet­to rimasto in gola, fu an­che conseguenza di sette partite finite in parità, do­po che la squadra giallo­rossa era stata in vantag­gio. Alcune di queste fu­rono decise proprio nei minuti finali, co­me il due a due all’Olimpico con la Ju­ventus, o come, ancora di più, per il pari dell’Inter a San Siro ottenuto da Zanetti quando mancava pochissimo al novante­simo.

Ma anche a Firenze finì con la di­visione dei punti (pareggio di Mutu su ri­gore a dieci minuti dalla conclusione), a Empoli i giallorossi dilapidarono un dop­pio vantaggio, per tre volte all’Olimpico in vantaggio con il , risultato fina­le un quattro a quattro che ancora in mol­ti ricordano, senza dimenticare le due partite contro il Livorno, due pareggi per uno a uno con la Roma, entrambe le volte recuperata da una squadra che finì la stagio­ne all’ultimo posto con trenta punti.

Il Livorno ci consente di passare con naturalezza alla Roma di Claudio Ra­nieri, quella che lo scorso anno ha riso­gnato lo scudetto sino all’ultima partita. Una Roma che, con il Livorno, poi retro­cesso, fece un punto su sei, perdendo in casa, ma soprattutto facendosi raggiun­gere due volte nella gara di Livorno, due punti persi che hanno avuto un peso de­terminante nell’esito finale. Ma questa sindrome da recupero, si era manifesta­tata anche in altre partite. A San Siro sia con il Milan che con l’Inter i giallorossi passarono in vantaggio e poi furono ri­presi dai nerazzurri, superati dai rosso­neri. Ma gli esempi più esplicativi sono state le trasferte di Cagliari e Na­poli. In Sardegna nel re­cupero del secondo tem­po, la Roma era in vantag­gio di due gol, finì incre­dibilmente due a due (ma il primo gol del Cagliari era palesemente irregola­re). Stessa storia al San Paolo. Due reti di vantaggio a un quarto d’ora alla fine, è fi­nita in pareggio. Giusto per alimentare questa sindrome da recupero.