IL ROMANISTA (V. META) - Spenti i riflettori del Franchi, sfumati gli ultimi applausi, resta solo ladrenalina. Il pareggio di Frascatore a cinque minuti dalla fine riaccende improvvisamente speranze ed entusiasmi difficili da mettere in riga. In sala stampa si presenta un Alberto De Rossi visibilmente provato dal convulso finale di partita
È passata da poco luna e mezza quando il viaggio di ritorno verso Roma fa tappa in un autogrill nei pressi di Attigliano: ci si aspetterebbe forse di vedere sbucare dal pullman facce assonnate o quantomeno stanche, invece la Roma è più sveglia che mai. «Dormire? Macché!» dice un Federico Viviani curiosamente in ciabatte, avviandosi allingresso del bar che improvvisamente si riempie di giallorosso, invaso da sorrisi e battute di venticinque ragazzini terribili. Fra i primi a scendere cè Paolo Frascatore, forse ancora più sorridente del solito (sarà merito del gol?). Una sosta veloce, il tempo di rifocillarsi e sgranchirsi le gambe prima di riprendere la marcia. Mentre dal pullman balena la curiosa immagine di Sebastian Mladen seduto al posto di guida, cè anche chi ne ha approfittato per portare un souvenir a casa: così ecco il fisioterapista Roberto Margutta stringere in mano un coniglio bianco di peluche, sotto lo sguardo perplesso e divertito di giocatori e staff, al punto che il preparatore dei portieri Valenti non riesce a trattenere una risata. «Oh, stiamo a aspetta voi» dice qualcuno quando dal bar escono i ritardatari Ciciretti e Sabelli. «Siamo tutti, possiamo andare?». Sì, la Roma cè tutta. E nonostante lora tarda, cè anche un tifoso abituale del Bernardini, la voce solitaria che accompagna lingresso in campo della squadra con un Roma Roma Roma appena più gracchiante della versione dellOlimpico: «Daje mister, mo cè il ritorno, ce la possiamo fa». Alberto De Rossi si limita a sorridere, la scaramanzia impone prudenza, poi sale sul pullman. La marcia verso Roma può riprendere.