Tradito dalla sua specialità: la rimonta

21/02/2011 alle 10:48.

CORSERA (L. VALDISERRI) - «Non lascio la nave e, chi arriverà alla Roma, mi sta proponendo un prolungamento del contratto. Ma bisogna vedere i programmi». Lette a un giorno di distanza, le dichiarazioni che Claudio Ranieri aveva rilasciato alla vigilia di Genoa-Roma hanno un suono beffardo.

Questa mattina Rosella Sensi farà un ultimo tentativo: riparlerà con Ranieri e cercherà di fargli cambiare idea, ma sembra una strada impraticabile. Ranieri è stato chiarissimo nel suo addio: lascia la Roma per fare il bene della squadra e anche il suo. È romano e romanista, in questa à vuole continuare a girare a testa alta, senza che nessuno si senta in diritto di dirgli che ha preferito il suo orgoglio alla Roma. Lascia con questo ruolino tra campionato e coppe varie: 47 vittorie, 16 pareggi e 21 sconfitte. Purtroppo per lui sono state male distribuite: 31-9-9 un anno fa e 16-7-12 in questo. Lo hanno tradito la sua incapacità di avere un dialogo profondo, soprattutto con i giocatori più «pesanti» in spogliatoio, e i giocatori stessi. Pizarro, ieri in tribuna, ha accusato in mattinata un malanno alla coscia che sa tanto di diplomatico. Neppure i compagni sono riusciti a convincerlo. Vucinic era a casa, con un ginocchio dolorante. Juan non ha superato il riscaldamento. La soglia del dolore, con Ranieri, era diventata bassissima. gli aveva dato del catenacciaro, Borriello si era appena lamentato perché contro lo Shakhtar Donetsk lo aveva lasciato in panchina. Ormai i suoi fedelissimi si erano ridotti a Julio Sergio e Greco.

Ranieri resterà nella storia della Roma per l’incredibile rimonta sull’Inter nello scorso campionato, non concretizzata per colpa della sconfitta casalinga contro la Sampdoria, per i quattro derby vinti su quattro e per un paio di decisioni clamorose. Una legata proprio a una stracittadina, quella del 18 aprile 2010, quando, sotto per 1-0, sostituì nell’intervallo sia che e ribaltò la partita con una doppietta di Vucinic. Ma la magia era passata e un’altra panchina di , quella contro la Samp, facendo entrare il capitano solo per 4’ e dicendo che non si era accorto che mancasse così poco, adesso suona come un infausto presagio. Sempre a Marassi, un mese e dieci giorni dopo, è finita la storia che era iniziata il 13 settembre 2009 con la vittoria per 2-1 a Siena.