
IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - «La Roma forse non ha fatto una squadra allaltezza di Totti». Proprio nei giorni più difficili, quelli di una formazione che naviga a metà classifica e nei quali lui è costretto spesso a sedersi in panchina, ci pensa Michel Platini a ricordare chi è Francesco Totti. Il presidente dellUefa, intervenuto a
in panchina, ci pensa Michel Platini a ricordare chi è Francesco Totti. Il presidente dellUefa, intervenuto a "La politica nel pallone" su Gr Parlamento, ha speso belle parole per il capitano giallorosso: «Totti è stato ed è un grande giocatore - ha spiegato-. Purtroppo non ha avuto rilievo internazionale perché la Roma non ha fatto molto in Champions League o nel mondo. E stato fedelissimo alla Roma, non è andato in un altro grande club. Grandissimo giocatore, ma rimanere a Roma lha bloccato. La Roma forse non ha fatto una squadra allaltezza di Totti».
Spesso è stato vero. Non sempre. Quella di questa stagione, ad esempio poteva esserle allaltezza, se lui lavesse potuta guidare con continuità. Non è stato così, soprattutto nellultimo periodo. In cui Totti è rimasto spesso a guardare, costretto a ingoiare bocconi amari uno dopo laltro. Vedi Genova, vedi sabato con il Napoli, quando Ranieri gli ha concesso solo poco istanti di partita. Francesco è arrabbiato, come potrebbe non
esserlo. E ferito, ma non sconfitto. Anzi, è pronto a caricarsi sulle spalle la Roma nel momento più difficile. Per lui e per la squadra. Che poi uno è conseguenza dellaltro. Perché Totti e la Roma sono la stessa cosa, un corpo unico. E se si risolleveranno, lo faranno insieme.
Ieri il capitano ha avuto un breve colloquio con Rosella Sensi insieme a De Rossi, Mexes e Perrotta per provare a spiegare le cause del momento difficile. Domenica, sempre Francesco ci aveva messo la faccia, andando dai tifosi inferociti che chiedevano di parlare solo con lui e dicendogli: «Ripartiremo, ci rialzeremo anche stavolta». E a lui cè da credergli. Non solo perché è luomo che ha fatto la storia di questa squadra, ma soprattutto perché sa come si fa. Hanno provato a buttarlo giù una, dieci, cento volte. E lui una, dieci, cento volte si è rialzato. Anche quando nessuno credeva che ce lavrebbe fatta. Anche quando gli esperti dicevano «con un infortunio così...».
A Francesco avevano appena spezzato la gamba con uno dei tanti interventi subiti in una carriera mai sufficientemente tutelata, e lui non solo pensava a tornare, ma a farlo prima di quanto chiunque potesse immaginare. Quattro mesi dopo era a Berlino ad alzare la coppa del Mondo. Ma il discorso con la Roma era stato interrotto a febbraio contro lEmpoli. Dicevano che non sarebbe tornato a segnare come prima, che con tutte quelle viti nella caviglia non si poteva. E invece, nel campionato che stava per iniziare, ne fece 26 portandosi a casa la Scarpa dOro.
Per iniziare una corsa del genere cera bisogno di ritrovare subito la via della rete e su un palcoscenico adeguato. Francesco scelse quello a lui più familiare, lOlimpico, e la competizione che più gli si addice, quella dei campioni. 12 settembre 2006: minuto 31 del primo tempo, calcio dangolo, sinistro al volo, palla allincrocio. Le paure si fermano lì, il capitano riparte verso nuove mete. Di fronte cera lo Shakthar, la stessa avversaria di domani sera. Un altro momento di quei momenti in cui chi ha paura è meglio che si faccia da parte. Cè spazio solo per i grandi, per chi crede alla possibilità di risorgere. Cè spazio solo per quelli come Totti. Uno che, se sta bene, deve giocare sempre. Perché è il più forte giocatore della storia della Roma, perché è il capitano che dice «ci rialzeremo anche stavolta». Il popolo romanista è pronto a crederci e a seguirlo