
CORSPORT (L. CASCIOLI) - Forse in questa faccenda del rapporto, tutto ancora da definire, tra Ranieri e la nuova proprietà della Roma, è stato usato un termine dai significati ambigui: traghettatore. Non so quali contenuti assuma la parola per gli americani,
Sul Grande Dizionario della lingua italiana il termine traghettatore viene così definito: « Chi manovra o lavora da un'imbarcazione usata per trasportare persone, merci o veicoli». In questo senso Ranieri è forse il più esperto traghettatore del calcio italiano e non può certo offendersi se verrà impiegato in un ruolo che ha già accettato più volte in passato. Ha infatti traghettato la Juventus da calciopoli al secondo posto. Ha traghettato la Roma da Spalletti al dopo Spalletti, rinvigorendo i giocatori e cambiando modulo. Ha traghettato la Roma dai Sensi a Unicredit. Sta traghettando la squadra da Totti all'inevitabile dopo Totti. Non c'è un traghettatore più grande di lui. In quanto ai significati dispregiativi del termine, è sbagliato anche prendersela con padre Dante, in quanto nella Divina Commedia il traghettatore principe dello stesso Dante è Virgilio, che ha il compito, gradevolissimo, di traghettare il poeta sino al Paradiso. E la storia, anche recente, ci ricorda traghettatori di grande spessore come Enrico De Nicola, che traghettò l'Italia dalla monarchia alla repubblica o come Frederick de Klerk, che ha traghettato il Sudafrica verso la democrazia.
Ma forse è tempo di uscire dalla metafora e spiegare che a Ranieri il termine non piace per il carattere di temporalità che comporta: cioè il contratto per un anno.
Ranieri pensa di aver fatto e di poter fare per la Roma un lavoro che merita una maggiore fiducia. Ma si metta nei panni di quel benedetto signore che risponde, con straordinaria proprietà etimologica al nome di Di Benedetto. Quest'uomo ha il diritto- dovere di non conoscere nessuno; di dover mettere tutti alla prova. Non c'è altra maniera di ricominciare, se non afferrando il bandolo. Mettere alla prova un tecnico della stazza di Ranieri sarebbe offensivo. Ma qui si tratta di ricominciare tutto da capo e la nuova proprietà chiederà a tutti una certa disponibilità. A tutti quelli che hanno meritato una chiara fiducia. Per costruire una nuova società bisogna cambiare le regole. Non a caso c'è già stato, in una dimensione più vasta, l'esempio di quell'altro americano che risponde al nome di Marchionne. Nella Roma, come a Torino, non erano tutte rose e Mirafiori. Firmare il contratto per un anno non significa lavorare un solo anno. E i contratti pluriennali hanno avuto signora una giustificazione morale, perché dovevano garantire i tecnici dal malcostume di cacciare l'allenatore alla prima sconfitta. Nella Roma del futuro si spera non ce ne sia più bisogno. E se l'alternativa a Ranieri è Ancelotti, si tratta di un altro traghettatore: traghettatore di se stesso.