La squadra crede allo scudetto

08/02/2011 alle 10:39.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Ci credono ancora allo scudetto. Tutti. O, perlomeno, vogliono provarci fino all’ultimo secondo. Se lo sono detti negli spogliatoi del Meazza, quando l’Inter era ancora in campo a festeggiare un 5-3 che i giocatori della Roma non vogliono dimenticare. Perché «noi ci siamo ancora» e perché è arrivato il momento di «ripartire». Stavolta per davvero. «Vogliamo battere il Napoli», hanno detto. Ed è il minimo che si chiede loro.

Che ci sia un vuoto di potere, però, è innegabile: la Sensi viene vista come un presidente a tempo, i dirigenti

e l’allenatore sono in bilico, in tanti hanno i contratti in scadenza e il futuro è un’incognita per tutti
. Ma proprio per questo la palla, in tutti i sensi, passa alla squadra: se i calciatori decideranno di dare una decisa sterzata a questa stagione, una volta per tutte, c’è ancora un sogno da andarsi a prendere. Da qui a metà marzo non  bisogna fallire: battere il e superare gli ottavi di è il minimo che si chiede. Altrimenti quel «ci siamo ancora» non avrà più alcun senso.

IL PRESIDENTE Rosella Sensi non ci sta. Sa che queste sono, con ogni probabilità, le sue ultime settimane alla guida della Roma ma non per questo intende trascurare la squadra. Ultimamente si vede spesso a Trigoria. E in questo senso va letto il suo sfogo subito dopo la partita di Milano.

I DIRIGENTI Tolta Cristina Mazzoleni, i dirigenti romanisti vivono momenti di incertezza. Gian Paolo Montali

ha il contratto in scadenza a giugno, in questo anno e mezzo è stato una sorta di ma il


suo ruolo non è mai stato ufficializzato. Dovrebbe traghettare la Roma fino a giugno, poi gli americani sembrano decisi a puntare su di lui, affidandogli un incarico di primo livello. Pradè e Conti, invece, hanno il contratto in scadenza nel 2013 e, anche se non sanno cosa accadrà, non smetteranno un secondo di lavorare per il bene della Roma.

RANIERI Così come farà l’allenatore, che aspetta anche lui il rinnovo. Farglielo significherebbe dare un segnale alla squadra, affinché nessuno decida di non "mollare" l’allenatore.

I GIOCATORI Dipende tutto, o quasi, da loro. Se sono forti, anzi fortissimi come si è sempre detto, lo dimostrino. Il tempo degli alibi è finito. E da un pezzo.