IL ROMANISTA (G. CACCAMO) - La Roma sceglie il palcoscenico più importante, la serata più attesa per offrire tutto il meglio e tutto il peggio di cui è capace: perché almeno sul piano della manovra, il primo tempo si è dipanato intenso e corale nella manovra;
offrire tutto il meglio e tutto il peggio di cui è capace: perché almeno sul piano della manovra, il primo tempo si è dipanato intenso e corale nella manovra; perché a voler leggere con attenzione i primi 45 minuti, non possiamo parlare solo delle incertezze e della impalpabilità del reparto arretrato, ma anche di una buona disponibilità ad allargare il gioco sulle fasce e a battere a rete con convinzione.
Certo è fin troppo facile puntualizzare gli errori difensivi dei giallorossi che hanno propiziato la tripletta ucraina, ma teniamo ben presente quanto, la Roma ha saputo creare sia come gioco che come conclusioni.
Ma le amnesie si pagano, lo scollamento tra difesa e centrocampo si evidenzia in maniera esplosiva: 3 goals e tutto quel poco di buono che si era intravisto svanisce Non ha più senso stasera, parlare di tattica di posizioni in campo, o di voglia di giocare. La Roma è totalmente deficitaria di quella sana aggressività che ti porta a considerare ogni, dico ogni palla giocata, come la palla della vita, entrando nei tackles con determinazione,
con cattiveria agonistica, determinazione feroce e lucida efficacia.
Definiamo pure lezioso linvoluto Menez, poco lucido lo stakanovista De Rossi, poco reattivo il gigante Doni, ma ogni manovra se non viene supportata da una ferrea convinzione, che quella sarà lazione che potrà far male allavversario, ogni azione dicevamo sarà senza sbocco. La determinazione dura il tempo che serve a far credere che i miracoli sono possibili, che i ribaltoni sono ancora nel dna di questa squadra, che la concentrazione di pochi minuti siano il viatico per la resurrezione. Ma troppo isolata la reazione sul 3 a 1, laccanimento su ogni palla resta orfano di continuità.
A sprazzi, pur nella foga e nella soporifera melina dello Shakhtar del secondo tempo, limpressione è che
i protagonisti giallorossi conoscano bene a quali virtù occorra pescare per dimostrare di poter stare in partita; ma che non ci riescano in pieno. Non solo torna a tratti lintensità e il coraggio di lottare su ogni pallone, torna anche la capacità di accorciare i reparti per non lasciare invitanti spazi ai mobili attaccanti ucraini. Ma nulla più, neanche quel briciolo di fortuna che anche il condannato a morte spera fino allultimo di poter avere.
E una chiusura amara, quella del novantesimo, è una chiusura tra i fischi che piovono dalla curva, impietosi, amari, a contestare una serata si vogliosa ma negativa sul piano dell intensità agonistica.