Fischi, solo fischi, fischi e basta

17/02/2011 alle 09:51.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Ore 22.35 di mercoledì 16 febbraio. Riparta da quel momento, la Roma. Riparta dal fischio finale della pessima partita contro lo Shakhtar e da quel coro “Sotto la Curva, la Roma sotto la Curva” cantato a squarciagola dalla Sud.

E si sonobeccati fischi su fischi. E un canto: “Tirate fuori le pa…” che deve – deve – essere il monito da qui alla fine della stagione. Perché bisogna tentare di salvare il salvabile, dopo aver buttato quasi tutto all’aria in sole due settimane (giorno di Roma-Brescia, era il 2 febbraio): conquistare un posto in in campionato, andare in finale di Coppa Italia e poi tentare un miracolo – perché di questo si tratta – l’8 marzo nella gara di ritorno a Donetsk. Servirà vincere con almeno due gol di scarto: vista la Roma di ieri pare difficilissimo. Ranieri dà fiducia alla coppia d’attacco formata da e Vucinic, con Menez schierato inizialmente a destra e poi libero di spaziare alle loro spalle.

La Roma parte bene e la prima iniziativa parte dall’asse Menez-Cassetti: il terzino prova a mettere al centro ma prende male il pallone e svirgola a lato della porta degli ucraini. Lo Shakhtar si fa vedere all’8’ dalle parti di Doni quando Jadson colpisce al volo da dentro l’area, ma Riise ribatte in calcio d’angolo. Ancora Riise protagonista al 18’: cross millimetrico di , John prova a colpire al volo ma il suo sinistro finisce direttamente in Curva Nord. Occasionissima un minuto più tardi quando Burdisso, dopo un angolo battuto da , anticipa tutti e di testa, a porta spalancata, la mette fuori. Disperandosi. Lui, come tutti i trentamila dell’Olimpico. E’ la Roma che fa la partita, lo stadio gradisce e incita la squadra senza sosta. Il gol è nell’aria: al 27’ Taddei crossa, Perrotta schiaccia di testa e Rat devia quel tanto che basta a spingere il pallone in porta. Neanche il tempo di festeggiare che Jadson da 30 metri pareggia: il suo tiro, non irresistibile, viene deviato da . Doni spiazzato, 1-1. E’ una mazzata terribile tanto che lo Shakhtar va vicino al clamoroso (e immeritato) vantaggio con Luiz Adriano che di testa manda di poco a lato con Doni immobile. Al 35’ il dramma: Douglas Costa tira a giro dal vertice dell’area, Doni si tuffa ma non può nulla e la Roma prende il gol del 2-1. L’Olimpico fischia, la Sud canta “C’avete rotto er…”, Menez e si mettono le mani nei capelli. E’ un minuto terribile. La Roma tenta di reagire ma non è serata: al 40’ Vucinic tenta anche lui il tiro a giro, ma il suo tiro termina a lato.

L’incubo è senza fine: Riise scivola sull’out di sinistra, Douglas Costa gli ruba palla e palla a Luiz Adriano che deve solo calciare in porta. La Roma è completamente sotto choc: l’unico lucido sembra Mexes, bravo ad evitare il quarto gol. Finisce il primo tempo e sono solo fischi.

Nel secondo tempo Ranieri toglie Riise, evidentemente non in grado di proseguire, e mette Castellini. Si ricomincia con “Tifiamo solo la maglia” e un’atmosfera pesantissima. Lo Shakhtar gioca sulle ali dell’entusiasmo e nei primi minuti arriva sempre prima su tutti i palloni. All’8 William lascia sul posto Perrotta e tenta – anche lui – il tiro a giro, ma non inquadra lo specchio. La Roma ci prova al 15’ ma Menez, da solo ali limite dell’area, spara in Curva dopo un assist di . Il francese si riscatta due minuti dopo quando resiste all’assalto di Jadson e piazza un tiro all’incrocio dove il
ucraino non può arrivare: è il 2- 3, una flebile speranza c’è ancora. A patto però di non commettere sciocchezze come quella che fa Cassetti che si fa ammonire a centrocampo pur essendo diffidato (salterà il ritorno).



Ranieri al 22’ tenta la carta Borriello, fuori Vucinic ricoperto di fischi. Brivido al 27’ quando Mkhitaryan calcia da fuori area sfiorando il palo. La Roma continua a spingere però e una bella azione di Taddei viene fermata in angolo. Al 30’ ammonito Menez per un fallo (inutile) su Willian: anche Jeremy salterà il ritorno. Ci prova addirittura Castellini, ma il ucraino manda in angolo. Poi è , da posizione centrale, a tirare debolmente.

Lì si infrangono le speranze di rimonta. Non però quelle di qualificazione. Un miracolo è ancora possibile. A patto però di darsi una svegliata. Tutti.