
LA STAMPA (G. BUCCHERI) - Ora che dopo diciotto anni la Capitale giallorossa diventa terra di conquista, il Napoli avvisa il campionato. La prova scudetto promuove una squadra che sa usare il fioretto quando i tre tenori là davanti si accendono (vedi il lancio di Lavezzi per Hamsik da cui nasce il rigore che spacca la sfida),
Il primo segnale che dentro la sfida dell'Olimpico c'è in palio qualcosa di importante lo dà Ranieri al momento della formazioni: Totti e Menez in panchina, Borriello e Vucinic tandem d'attacco. Niente tridente, dunque. Ma, soprattutto, ecco disegnata una Roma prudente e più equilibrata con l'imperativo di blindare le zolle di campo dove, di solito, si accendono le trame napoletane, ovvero la corsia di sinistra e di destra là in mezzo, terra di conquista di Dossena e Maggio. Mazzarri presenta una squadra con tutti i pezzi pregiati abili ed arruolati.
Il derby del Sud ha la faccia dura dei duelli a ripetizione. Nervosismo e mancanza di fair play prendono da subito in ostaggio la notte con il fischietto del signor Bergonzi che si attiva ad intermittenza e, quando lo fa, spesso va fuori giri. L'episodio chiave ruota attorno ad un contatto ravvicinato Rosi-Lavezzi a gioco lontano. Chi ha sputato per primo? Rosi dice di non averlo preso e di esser stato colpito in faccia, Lavezzi sostiene di essere stato centrato sul collo. Il giallo resta come i cartellini ad entrambi i giocatori: se l'arbitro ha scritto nel referto che la sanzione nasce per reciproche scorrettezze, non potrà scattare la prova tv.
Altrimenti, Rosi e Lavezzi rischiano almeno tre giornate di stop. I duelli aumentano, Taddei cade spesso da solo, ma in un'occasione è steso da un gomito alto di Dossena. Risultato? Nemmeno un giallo, la Roma protesta, il Napoli non è da meno quando, poco prima, Cavani si libera di Rosi e il difensore giallorosso ci mette un braccio, allargato, per impedire la fuga verso la porta del bomber del campionato (sarebbe stato il secondo giallo).
Sfide rusticane, tutti contro tutti: la partita si incanala in un vicolo cieco e le emozioni arrivano con il contagocce. A dire la verità non manca la voglia di superarsi fra due squadre che chiedono alla notte romana il lasciapassare per vivere il resto della stagione sognando in grande. La Roma ha il merito di cominciare la sfida a mille all'ora, ma l'illusione di prendere in mano il copione della gara dura poco meno di un quarto d'ora perché il Napoli ha più idee e prova a svilupparle secondo quello che è il credo del suo allenatore. Il ritmo resta alto, così come la tensione che aumenta dopo il vantaggio partenopeo. La rete la realizza Cavani (l'uruguaiano sale a quota 19) dal dischetto ed un rigore che farà discutere: palo e ancora palo, poi il tocco finale del re dei cannonieri. Apriti cielo! La Roma parte all'inseguimento dell'arbitro. «Non poteva riprenderla Cavani perché non l'ha toccata nessuno», urla un rabbioso De Rossi. «Dopo il primo palo la palla è entrata», così il labiale di Bergonzi che convalida il gol.
Cartellini gialli sbandierati, qualche rosso rimasto nel taschino: il derby del meridione va avanti a strappi. La Roma non cambia marcia nonostante l'ingresso di Menez dopo l'intervallo e di Totti quando al sipario mancano poco più di dieci minuti. Il Napoli appare un gruppo maturo sebbene costruito su un organico meno numeroso di chi si divide le parti nobili della classifica. E, poi, c'è El Matador: Paolo Cannavaro lo invita al gol, Cavani gioca ancora una volta d'anticipo e si regala il ventesimo sigillo in 25 partite di campionato. La Roma esce di scena fra i fischi dei suoi tifosi che contestano.