Eduardo: «Vi racconto la mia rinascita»

19/02/2011 alle 11:47.

CORSPORT (A. RAMAZZOTTI) - Il suo segreto non sono le mani grandi, ma il carattere di ferro. Quello che gli ha permesso di non perdere la bussola nonostante le critiche che lo ha travolto per qualche grave errore. Contro Inter, Udinese e Fiorentina, Eduardo è stato protagonista in negativo, eppure non è franato e adesso è tornato se stesso, uno dei migliori portieri del Vecchio Continente

La sua è la storia della rinascita sportiva di un ragazzo di 28 anni che di fronte alle critiche ha tenuto la testa alta e ha lavoro con ancora più voglia. E’ una «rinascita» da raccontare soprattutto ai giovani. Sportivi e no. Perché, come dice Eduardo, dagli errori c’è sempre da imparare. Basta non mollare. Se non è una lezione questa... 

Eduardo, come ci si sente ad essere l'eroe del derby?

«Non mi sento un eroe. Tutti abbiamo disputato una grande gara e siamo felici perché questa è una vittoria importante per il campionato e i nostri tifosi».

E' la sua rivincita dopo gli errori com­?

«Per me è un momento bello, speciale, perché sto facendo bene dopo un perio­do difficile, ma più di tutto conta il e il rendimento della squadra».

Le «papere» contro Inter, Udinese e adesso le ha cancellate?

«Sì, ho voltato pagina lavorando con forza e con fiducia nei miei mezzi. Quan­do uno sbaglia non deve abbattersi o de­primersi. Bisogna allenarsi con ancora più voglia per migliorare».

Un bell’insegnamento per i giovani.

«Nell'arco di una carriera ci stanno mo­menti belli e meno belli. L’importante è non perdere l’equilibrio. Dagli errori commessi si può imparare tanto».

Chi l’ha aiutata di più?

«I miei compagni sono stati fantastici, in campo e fuori. Ma devo ringraziare an­che l’allenatore, che non mi ha mai mes­so in discussione, e la società, che ha sempre avuto fiducia in me. E infine la mia compagna: è una mezzofondista (Jessica Augusto -n.d. r.)e sa delle diffi­coltà del mondo dello sport. Si allena in Portogallo e non sempre può stare in Ita­lia con me, ma mi è stata accanto sem­pre ».

Adesso le classifiche di rendimento di­cono che Eduardo è il secondo meno battuto del campionato e che non ha subìto gol in 10 delle 25 gare giocate.

«Merito della squadra. Da solo non po­trei fare niente. Il sacrificio che facciamo l’uno per l’altro è il nostro marchio di fabbrica».

Quali sono i compagni con i quali ha le­gato di più?

«Spinelli ( dei portieri -n.d. r.), Mesto e Scarpi».

E poi dicono che i vice portieri voglio­no soffiare il posto ai titolari...

«Tra me e Scarpi c’è una bella amici­zia. E’ un bravo e un’ottima per­sona ».

A Genova qualcuno sostiene che lei ha le mani più grandi della serie A: con­ferma?

(Ride) «E' vero, le mie mani sono gran­di. E’ più facile parare così».

Le serviranno contro una Roma che vuole uscire dalla crisi...

«Non credo che la Roma sia in crisi. Ha bravissimi calciatori, un’ottima squadra e verrà fuori da questo momento di diffi­coltà. Noi però dobbiamo vincere».

Chi teme di più tra i giallorossi?

«, Borriello, Vucinic e Menez sono forti e vanno temuti tutti».

Quali sono gli obiettivi del ades­so?

«Vincere più partite possibile vivendo alla giornata. Dobbiamo recuperare il terreno perso all’inizio, ma il modo mi­gliore per riuscirci è non fare program­mi a lungo termine».

Com'è allenarsi in Nazionale con Cri­stiano Ronaldo?

«Fantastico. Lui è il migliore al mondo e nel calciare le punizioni è fenomenale. In allenamento mi mette sempre in diffi­coltà ».

Cosa pensa di Mourinho?

«E’ una persona speciale, un esempio per chi si avvicina al calcio. L’ho cono­sciuto tempo fa e mi ha fatto una grande impressione. Avrebbe potuto essere ct del Portogallo, ma alla fine è arrivato Paulo Bento che sta facendo bene».

Perché Eduardo ha iniziato a fare il ?

«Era la mia passione fin da piccolo. Non avendo le qualità per giocare in al­tri ruoli, mi sono messo tra i pali e sfida­vo mio fratello George Carlos. A 12 anni me ne sono andato a Braga e la mia car­riera è iniziata, lontano da casa. E’ stata dura, ma ce l’ho fatta».

Chi era il suo idolo?

«Preud’homme».

Chi è adesso il miglior al mon­do?

«Casillas».

E il migliore in Italia?

«Buffon».

Scambia la maglia con i colleghi?

«Sì, soprattutto con quelli che mi sono stati vicini nei momenti difficili inviando­mi sms o chiamandomi».

Perché ha scelto il dopo un Mondiale con un solo gol subìto?

«Perché è la grande occasione della mia carriera. Avevo avuto diverse offer­te, ma mi è piaciuta la decisione con la quale il mi voleva. mi ha fatto sentire importante fin dall’inizio. Non mi sono pentito della mia scelta, an­zi... ».

Fuori dal campo che tipo è Eduardo?

«Tranquillo. Vivo vicino al mare per­ché mi piace. Nel tempo libero amo il ci­nema e la musica, ma mi diverto anche a giocare a playstation con i compagni e a vedere trasmissioni sportive in televisio­ne ».

Quando le cose per lei non andavano bene però certi programmi che facevo rivedere i suoi errori erano “cancellati” dal suo telecomando?

«Perché mai? Sono il primo a sapere quando sbaglio. Perché dunque avere paura dei giudizi degli altri? Mettere la testa nella sabbia, cercando di dimenti­care l’accaduto, non serve. Meglio reagi­re e capire l’errore commesso per non ri­peterlo. Ecco perché la televisione a ca­sa mia non è mai stata spenta».