C’era una volta la Roma: adesso è solo un ricordo

14/02/2011 alle 11:04.

CORSPORT (L. CASCIOLI) - Della Roma, dopo la partita col Napoli, ci rimane solo l'ombra del suo ricordo. Prima però di azzardare bilanci in­fluenzati dalle più recenti delu­sioni, è necessario fare un'ana­lisi storica di ciò che è succes­so nelle ultime due stagioni. Quando Spalletti scappa, di fronte all'esaurimento palese del suo modello di gioco (e pre­sagendo il peggio), la Roma è una squadra già logora e de­motivata. Ranieri ci mette le mani e lavora un impasto più sodo.

Tutti abbiamo notato che quando i ragazzi di Mazzarri riuscivano a conquistare la palla, subito si riversavano verso la porta della Roma, in­vadendo tutti gli spazi come la spuma del mare sul bagnasciu­ga, mentre i giocatori della Ro­ma, una volta riconquistata la palla, indugiavano incerti, sen­za mai trovare un varco di luce negli spazi possibili e consen­tendo agli avversari di rioccu­pare tempestivamente le posi­zioni difensive. Gran parte del­la forza del si basa su Cavani, giocatore universale, che partecipa al gioco colletti­vo, spazia a tutto campo, fa in­terdizione, partecipa al pres­sing, e giunto al fin della licen­za, tocca sempre in gol. Cava­ni, con quella sua faccia giallu­ta da indio amazzonico, è sta­to un incubo per la Roma, schiantata dalla vitalità degli avversari e dalla classe del lo­ro giocatore più rappresentati­vo. Nell'occasione che ha por­tato il in vantaggio Juan è stato più sfortunato che colpevole per il contatto con Hamsik. Poi la Roma ci ha messo tanta innocua volontà nella sua reazione, che i giallo­rossi ci sono parsi ombre di pa­glia e la partita si è srotolata inevitabilmente verso il suo fi­nale scontato, come un rotolo di carta igienica caduto di ma­no.

C'era una volta una Roma il cui gioco faceva pensare ad un progetto di architettura di quelli che vincono i concorsi per le borse di studio (ma non gli scudetti). Ranieri, da uomo pratico, si sarà certamente chiesto, come noi, perché i gio­catori della Roma ci sono par­si sabato sera, tutti più piccoli del vero, tutti assolutamente privi di virtù, come calchi di gesso, tutti frenati, senza un'idea in testa, senza un pizzi­co di fantasia, senza un bricio­lo di follia, senza quelle esage­razioni stilistiche e agonistiche che oggi fanno grande il Napo­li, incapaci di elevarsi magari solo di un centimetro al di so­pra dell'erba. Indecisi a tutto.