Bombe carta ultrà, attacco alla Roma

20/02/2011 alle 11:06.

LA STAMPA (G. BUCCHERI) - Due, tre boati. Poi i lacrimogeni e le cariche della polizia. Il quartier generale della Roma a Trigoria è stato, ieri, teatro di un assedio ultras respinto e che si è lasciato alle spalle un poliziotto ferito, altri sette contusi e quattro tifosi giallorossi fermati

Ma, soprattutto, dal viaggio a Torino in poi si è consumata la svolta tanto attesa, ovvero il via libera alla trattativa esclusiva che, entro due settimane, dovrebbe portare al passaggio di consegne fra la gestione Sensi e la cordata americana. Così se dal campo non arrivano segnali di riscossa, l'aspetto più preoccupante ruota attorno ad un ambiente attraversato da reazioni paradossali. Prima riflessione: come mai proprio nelle ore dello sbarco a stelle e strisce lo spogliatoio giallorosso sembra pervaso da una voglia di fuga generalizzata? Menez e Borriello scalpitano, il primo perché ha fretta di capire quale destino lo attende ora che le sue azioni sono in ascesa, il secondo perché ha capito come sia complicato trovare l'equilibrio fra il proprio carattere fumantino e una realtà dove, di equilibri, ne esistono di consolidati nel tempo.

Poi c'è l'incertezza di Mexes, per molti già con un piede al Milan (il francese è in scadenza di contratto) e quella di Vucinic, da sempre nel mirino dell'Inter. E, poi ancora, gregari di lusso come Cassetti o fedelissimi come Perrotta, entrambi in cerca di qualcosa in più di una pacca sulla spalla (a giugno sono liberi). Voglia di fuga e voglia di assedio. Quest'ultima è stata messa in atto da poco più di duecento ultras, sette dei quali hanno chiesto ed ottenuto l'ennesimo faccia a faccia con parte della squadra e dirigenza. Come mai una piazza che sta per dare il benvenuto ad una cordata di imprenditori che, almeno sulla carta,hanno l'intenzione di ricreare un progetto vincente per i prossimi cinque anni non sceglie la pazienza in attesa del brindisi a stelle e strisce dietro l'angolo? Ad ascoltare la voce della stragrande maggioranza silenziosa non partecipe al lancio delle bombe carta di ieri a Trigoria, ci sarebbe un disegno ben preciso di chi non vuole DiBenedetto e compagni a Roma. «Gli americani sono abituati a portare le famiglie allo stadio. Cosa penseranno adesso che le immagini degli scontri al campo di allenamento finiranno dentro ai loro televisori?...», si chiedono in tanti.

E, ancora: «Ci risiamo, qualcuno non li vuole a capo della società per lasciare tutto come prima...». La Roma, questo pomeriggio a Marassi contro il , dovrà provare ad invertire la rotta. Ranieri, condottiero giallorosso, si sforza di tener dritto il timone. «Io non mollo, non abbandono la nave. Le sfide mi piacciono e non parlo - così Ranieri - solo di questa stagione, il mio è un discorso in prospettiva». Quale? «Chi lo dice - continua il tecnico di Testaccio - che a fine anno vado via? Si sta mettendo il carro davanti ai buoi anche perché a me è arrivato più di un messaggio di stima: mi è stato detto che la nuova proprietà ha intenzione di rinnovarmi il contratto. I tifosi contestano? Lo considero una dimostrazione d'amore». Oggi si torna in campo. «Di Benedetto ha manifestato la volontà di venire a vivere a Roma, presto avremo un imprenditore privato in più in à», così il sindaco Alemanno. Intanto, a Boston, è probabile che Di Benedetto abbia sgranato gli occhi davanti all'assedio di Trigoria e all'arrivo della squadra a Fiumicino sotto scorta.