IL ROMANISTA (V. META) - Le nuvole compatte che stazionavano sulla Roma cominciano a diradarsi. Letteralmente: la prima seduta di allenamento dei giallorossi agli ordini di Vincenzo Montella è iniziata sotto un cielo finalmente limpido, riscaldata da un sole già primaverile. La rifinitura in vista della gara con il Bologna in programma questo pomeriggio al DallAra era per il tecnico un debutto importante, visto che negli ultimi diciotto mesi aveva diretto allenamenti di ragazzi appena quindicenni. Una rivoluzione negli uomini, non nei metodi, apparsi subito molto diversi da quelli del suo predecessore.
Squadra in campo pochi minuti dopo le undici, i giocatori entrano alla spicciolata, non si vedono Castellini, Perrotta, Pizarro e Adriano. Tuta nera e fischietto alla mano, Montella fa il suo ingresso insieme alla squadra e al suo vice Daniele Russo sul campo B, dove ha inizio il risveglio muscolare in gruppi di quattro. Nel frattempo, il preparatore atletico Paolo Bertelli inizia ad allestire un circuito atletico con birilli e cinesini. Terminato il riscaldamento, si passa agli esercizi sulla circolazione di palla, alternati però a una parte di lavoro atletico: a ogni fischio di Montella, igiocatori interrompono il torello e si avviano verso la linea di fondo campo,
dove eseguono una serie di scatti. Proprio nellintreccio fra esercizi tecnico-tattici e preparazione atletica risiede la novità più rilevante del modo di allenare di Montella, in questo forse più vicino ai metodi di Spalletti e del suo staff, che daltronde è stato in parte ereditato dal nuovo tecnico.
Con il passare dei minuti, a bordo campo cominciano ad affacciarsi alcuni dei dirigenti: Gian Paolo Montali arriva verso le undici e mezza, scambia una stretta di mano e un paio di battute con Montella, mentre Rosella Sensi segue lallenamento dalla terrazza. Mancano venti minuti a mezzogiorno, quando in campo si rivede
Aurelio Andreazzoli, già nello staff di Spalletti, che affiancherà in panchina Montella in quanto in possesso del patentino di prima categoria, necessario per allenare in serie A. Luomo che ha dato il nome alla spettacolare giocata resa celebre da Rodrigo Taddei sul campo dellOlympiacos viene accolto con grande entusiasmo dalla squadra. Terminati i saluti, Montella divide il gruppo in tre: il primo, formato da Guillermo Burdisso, Cassetti, Rosi e Pettinari, si esercita nello slalom fra i birilli concluso dal tiro verso la porta difesa da Lobont, mentre gli altri due danno inizio a una partitella a campo ridotto con le sponde (anche questa di vago sapore spallettiano), in cui due o più giocatori per parte si posizionano ai lati del campo in unapposita corsia.
Da una parte Julio Sergio, Mexes, Burdisso, De Rossi, Simplicio e Borriello con le sponde Vucinic e Menez, dallaltra Doni, Loria, Juan, Greco, Brighi, Totti, con Taddei e Riise ai lati del campo. Il tecnico interrompe spesso il gioco, richiama i difensori invitandoli a ripetere i movimenti: niente di nuovo per Montella, che già nel riscaldamento pre-partita dei suoi Giovanissimi era prodigo di indicazioni e non mancava di interrompere il torello per spiegare alla squadra i movimenti giusti. Verso mezzogiorno e un quarto, quando di solito si concludevano le sedute di Ranieri, la partitella in famiglia viene allargata al campo intero, per una durata complessiva di una ventina di minuti. Quando Montella fischia la fine, qualcuno come Borriello e Vucinic resta in campo a provare cross e tiri in porta, gli altri si avviano negli spogliatoi. Certo i giocatori della prima squadra non hanno bisogno di sedute tecniche supplementari come quelle che Montella qualche volta dirigeva lo
scorso anno a beneficio dei 95, ma cè da scommettere che la disponibilità al lavoro sia la stessa, a prescindere dalletà. A mezzogiorno e mezza in campo non cè più nessuno. La prova generale è terminata: al DallAra si farà sul serio.