IL ROMANISTA (G. DELL'ARTRI) - «La Roma si ama, la Roma è amore. Lo dice la parola stessa». Eccolo il Vucinic che ci piace. Quello che quando entra apre la difesa laziale come Mosè con le acque del Mar Rosso, quello che non prendea calci le borse ma i palloni, quello che non risponde con indolenza alla chiamata del suo tecnico. «Io non ho mai perso il sorriso - dice - a volte succedono due o tre secondi di follia.
Però, a parte le prese in giro, non parlerei di complesso di inferiorità. Solo che lanno scorso hanno giocato meglio loro e noi abbiamo vinto con qualche guizzo. Questanno invece no. Il derby è il derby, la partita più importante dellanno. Se perdevamo, non ci strappavamo tutti i capelli. Ma vincere e farli uscire dalla coppa è sempre una gioia». A Roma a volte si parla troppo: «Come diceva Flaviano, Roma è una grande capitale e una piccola provincia. Questo gruppo è di bravi ragazzi e noi andiamo avanti per la nostra strada. La società è formata da brave persone. Ma in questa città si parla troppo e si creano i mostri. Se si parlasse di meno, ci godremmo tutti quanti lamore per questa squadra».