IL ROMANISTA (M. IZZI) - «Abolirei il termine gioco. Per me gioco è sinonimo di roulette. Quello che intendo di calcio significa lavorare a tutti i livelli ( )» Dino Viola, 1975, intervista al mensile
sulle casacche ai tempi di Testaccio. Per non parlare della vicenda del ritrovamento della Coppa dello scudetto del 1942. A quel tempo Viola ricopriva la carica di Vice Presidente, fu lui a prendere contatto con il benemerito tifoso che l aveva rinvenuta e fu sempre lui, (di tasca sua e senza farne parola), a staccare lassegno che lo premiò per quella restituzione.
Dimostrò sensibilità rara, recandosi a trovarlo, quando venne a sapere che il centravanti dei suoi anni giovanili, Rodolfo Volk, si trovava in una casa di cura Quando poi si trattò di intestare il Centro Sportivo di Trigoria, rinunciò al comprensibile desiderio di intitolarlo allamatissimo fratello Ettore Viola (definito da Umberto II di Savoia: La più bella medaglia doro della Grande Guerra e ispiratore di uno dei personaggi di Hemingway nellimmortale Addio alle armi) per onorare Fulvio Bernardini. Viola è stato insomma uno storico della Roma di primo piano, un conoscitore attento delle vicende del club e delle sue leggende, un custode
ineguagliabile dei valori etici di questa ineguagliabile Società. Non di meno, o forse proprio per questo, nelle
sue funzioni di presidente seppe mettere da parte il passato per guardare solo al futuro. La sua bussola era il bene supremo della Roma. E proprio in questottica, ad esempio, che nel 1981, subito dopo la vittoria in Coppa Italia, Sergio Santarini lasciò la Lupa per accasarsi al Catanzaro. Viola gli comunicò la decisione personalmente, ben comprendendo lo stato danimo di un uomo che per 13 anni aveva legato le proprie sorti a quelle della Roma. Altra vicenda interessante, è legata a Franco Cordova. Nel 1976 lex capitano aveva abbandonato la società essendosi logorati i suoi rapporti con Gaetano Anzalone, con un clamoroso passaggio alla Lazio. Ciccio ha più volte raccontato di aver avuto un contatto con Viola prima ancora che rilevasse la Società: Alla fine del Derby mi sarei levato la maglia della Lazio e sotto ci sarebbe stata quella della Roma
. Effettivamente, tra il giugno e lagosto del 1979 si parlò a più riprese di un ritorno del figliol prodigo che aveva chiuso la sua parentesi in biancoceleste. Viola, a questo punto, disse di no. La faccenda
si riaprì clamorosamente a metà del mese di ottobre. Cordova aveva chiesto ed ottenuto la possibilità di allenarsi a Trigoria assieme ai suoi antichi compagni. Liedholm aveva preso la palla al balzo e chiesto espressamente il reintegrò del suo vecchio allievo. Il 13 di quel mese il Consiglio direttivo emanò un articolato comunicato: «La Società, prendendo atto che la proposta di reinserimento del giocatore nei ranghi corrisponde esclusivamente al motivato convincimento nutrito dallallenatore Liedholm circa il buon apporto che potrebbe fornire alla squadra (
) non ha però ritenuto di considerare sufficientemente validi ed idonei a fronte delle pregiudiziali che si oppongono ad una elementare soluzione del problema, tali convincimenti (
)». Lindomani Cordova lasciava Trigoria diretto ad un albergo di Mercugliano, dove firmava un accordo con lAvellino.
Anche dal punto di vista del management la collaborazione con i grandi ex è stata sempre ardua. Furono autentici, insistiti e generosi i suoi tentativi di convincere Amedeo Amadei ad insediarsi a Trigoria, e degli approcci, vennero fatti anche con Egidio Guarnacci. Più complessa fu la questione legata a Fulvio Bernardini. Appena insediatosi Viola dichiarò che gli sarebbe piaciuto molto inserire il Garibaldi di Testaccio in un ruolo di consigliere. Bernardini venne interpellato dal Messaggero nella sua villa di Bogliasco e fece capire che se ne poteva parlare. Quellidea, però, rimase tale, come non si concretizzò la speranza, che pure Viola nutriva, di poter conservare nello staff uomini come Francesco Rocca e Giancarlo De Sisti. Pensare però di poter
ridurre ad uno schema fisso la complessa personalità di un uomo immenso come Viola, sarebbe sbagliato. Basta dire che spese gli ultimi giorni della sua vita nellattesa di un incontro con Falcao a Cortina. Il suo obiettivo era quello di riportarlo alla Roma come dirigente!




