IL MESSAGGERO (V. CERRACCHIO) - Decollo? No, è un brusco atterraggio per due. Lazio e Roma ripongono i sogni di rimonta scudetto e li lasciano ora al Napoli di Matador Cavani: niente di inedito, sono i campioni che decidono. Ma non è tanto una questione di classifica - che lassù resta stre
Ma il fatto è che i problemi erano emersi da tempo, anche se la Lazio li aveva mascherati in chiusura danno battendo in extremis lUdinese, e la Roma coi tre successi di fila, illudenti, specie lultimo col Catania determinato solo da macroscopiche sviste arbitrali. Non basta: la rottura fra Ranieri e Totti è ormai prolungata. Anche un capitano di lungo corso si può escludere, ma farlo entrare solo per i minuti di recupero, quando si è sotto da un quarto dora, non può che aggravare una disfida di cui lagitato ambiente giallorosso non sentiva certo il bisogno.
E, sullaltra sponda, lidea di impotenza che danno le scelte di Reja è ancora più allarmante: in campo sempre gli stessi, alcuni fisicamente non in grado di reggere il ritmo di due partite in tre giorni. E un dato tecnico preciso che la Lazio abbia vinto spesso con la formazione titolare, e che basti lassenza una pedina per il patatrac. Lorganico, dunque, non è allaltezza dei sogni. Lotito avrebbe dovuto già provvedere dal 1˚ gennaio, ma la telenovela Santa Cruz è diventata stucchevole e lannunciato arrivo di Sculli (unico asse, quello col Genoa) non si capisce quale vuoto dovrebbe colmare. Servono una punta di peso, un mediano di spinta, un terzino sinistro: si sa da settembre. Altrimenti altro che scudetto, e altro che Champions.