Perchè la Roma fa paura

23/01/2011 alle 14:21.

CORSPORT (S. AGRESTI) - La Roma sale. Aspettando le altre - Napoli, Lazio, Inter - i gialloros­si s’insediano per una notte al se­condo posto da soli, a tre lunghezze appena dal Milan. Ed è un’ascesa che spaventa le rivali, perché la squadra di Ranieri non gioca bene, anzi spesso gioca maluccio, però vince sempre. Nel 2011, in un modo o in un altro, ha prevalso in tutte le partite, piegando Catania e Cesena, Lazio in Coppa Italia e ieri Cagliari. Unica eccezione la sconfitta con la Sampdoria, maturata però in circo­stanze praticamente irripetibili, con quel doppio harakiri di Juan: per paradosso, la Roma ha perso la partita nella quale è piaciuta di più.

La verità è che la Roma ha un organico di primissimo ordine in ogni reparto. Prendete la for­mazione di ieri: era composta da campioni assoluti o, comunque, da elementi esperti e di sicura affidabilità ( dal nuovo monu­mentale Mexes a Perrotta, da Riise a Taddei), eppure aveva in panchina due armi letali, due giocatori in grado di cambiare volto a qualsiasi squadra, cioè Menez e Vucinic. Ranieri li ha tenuti fuori forse pensando an­che al prossimo tour de force ­giovedì c’è la in Coppa Italia - ma quando si sono alzati assieme dalla panchina hanno trasmesso un segnale di forza incredibile. Il messaggio, veden­doli ai bordi del campo pronti a entrare, è stato chiaro: stiamo vincendo, abbiamo e Bor­riello, ora ci giochiamo anche questa coppia d’assi. Semmai è un miracolo che la società gial­lorossa, in costante difficoltà economica ormai da un lustro, sia ugualmente riuscita a con­fermare e anzi a potenziare il gruppo. E il brindisi per il gol numero 250 di romanista completa una notte speciale, aspettando un po’ di spettacolo. Della Roma dovrà ovviamente tenere conto il Milan, che conti­nua a potenziare l’organico pri­mo in classifica durante questo mercato di gennaio. Dopo Cas­sano arriva anche Emanuelson ed è il segnale che i rossoneri le vogliono tentare tutte per torna­re a vincere, in Italia e/o in Eu­ropa.

Oggi la giornata è favore­vole ad Allegri, che ospita il Ce­sena. Decisamente più difficili gli impegni di chi insegue: il Na­poli a Bari, la Lazio a , l’Inter a Udine. Ma i romagnoli di Ficcadenti, in settimana, han­no messo in difficoltà Leonardo: il Milan non deve farsi illusioni. In questo sabato di gennaio brilla anche il Palermo, che schiaccia il Brescia molto più di quanto non dica il misero gol di vantaggio ( peraltro arrivato a partita quasi finita). Bovo, con quella punizione decisiva, rilan­cia i siciliani vicino alle posizio­ni da e - diciamolo ­salva anche l’arbitro, che s’era macchiato dell’ennesima clamo­rosa svista ai danni dei rosane­ro. Il rigore negato a Pastore nel primo tempo - il fenomeno ar­gentino subisce probabilmente due falli in uno stesso dribbling! - è troppo evidente per essere messo in discussione e si ag­giunge all’infinita serie di torti sofferti dal Palermo. Chissà co­sa avrebbe giustamente detto Zamparini se la sua squadra avesse perso altri due preziosis­simi punti in questo modo; chis­sà se Nicchi anche stavolta gli avrebbe negato una risposta. Ie­ri si è quasi avuta la sensazione che abbia negato il sacrosanto rigore a Pastore per dimostrare di non essere stato condizionato dalle polemiche dei giorni scorsi. Certo è che un caso-Palermo esiste: così non si può andare avanti.

E’ invece cominciata male l’avventura italiana di Simeone. Accolto con simpatia e curiosi­tà, non è riuscito a scuotere su­bito il Catania e s’è arreso a un Parma che anche stavolta si go­de la magia del genietto Giovin­co. Avrà tempo, il Cholo, di tra­smettere le sue idee alla squa­dra siciliana.