I rigori di Manfredini, il volo di Montella

18/01/2011 alle 11:25.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Neanche a farlo apposta, ma quando leggerete questo articolo dedicato ai derby di Coppa Italia ricorrerà il 75esimo anniversario della prima sfida tra Roma e Lazio in questa competizione. Era infatti esattamente il 18 gennaio 1936 quando Bernardini e Piola guidarono le rispettive squadre al centro del campo. Duole dirlo ma quella Roma,

Era infatti esattamente il 18 gennaio 1936 quando Bernardini e Piola guidarono le rispettive squadre al centro del campo. Duole dirlo ma quella Roma, che pure era nettamente superiore ai bianco-celesti (e che avrebbe chiuso il torneo sfiorando lo scudetto e piazzandosi ad un punto dal ), quella sfida la perse per 2-1.

Non volendo prendere in considerazione il fattore campo (anche se questa gara secca si disputava allo Stadio Nazionale del PNF e non a Testaccio, quando la Roma gioca nella capitale, specialmente contro la Lazio, è sempre sul terreno di casa), ci limiteremo a dire che la Lazio era una buona squadra (oltre a Piola, l’argentino Guarisi, Levratto, il futuro olimpionico Baldo e il roccioso Viani costituivano l’ossatura della squadra) e che trovò la giornata di grazia del suo estremo difensore Blason. Passata in doppio svantaggio in otto minuti di follia tra il 27’ e il 35’ del primo tempo, nella ripresa la Roma cinse d’assedio l’area di rigore avversaria ma riuscì solamente ad accorciare le distanze con Gadaldi.



La rivincita arriverà il 15 maggio del 1943. Per quegli scherzi del destino che solo il calcio è in grado di fare, questa volta Giacomo Blason gioca nella Roma. A dire il vero in campionato ha giocato pochissimo e nei due derby, a difendere la rete dei nostri furono Masetti e Ippoliti. Nel derby di Coppa, invece, Kertesz lo butta nella mischia. La Roma vince 2-1 con le reti di Krieziu e dell’altro ex laziale Dagianti, ma Blason, almeno a leggere la cronaca del Calcio Illustrato è ancora una volta l’uomo del match: «Del complesso romanista Blason è stato il numero uno (…). Ha avuto interventi difficilissimi e sicuri».



Il terzo capitolo della serie, il 21 giugno del 1958 vede la vittoria in notturna della Lazio. I bianco-celesti, allenati

da Bernardini (neanche Fulvio era perfetto …), vincono per 3-2, ma negli ultimi istanti della gara Da Costa colpisce un palo che ancora urla vendetta. Nella gara di ritorno, il 12 luglio, arriverà poi il primo pareggio della storia in Coppa Italia. C’è poi la sbornia delle sei reti (tutte dal dischetto degli undici metri), siglate da Pedro Manfredini il 25 aprile del 1962. Pedro entra negli incubi del  Cei (in quelli dei tifosi laziali c’era già) e fa partire un poker che negli anni a venire si completa con le vittorie dell’8 settembre 1968 (rete di Ferrari),

del 7 settembre ’69 (la Roma vinceva per 1-0 con gol di Peirò quando l’ arbitro, a tre minuti dal termine, sospese la gara per un black out) e del 6 settembre ’70 (autorete di Wilson, il nonno di Paolo Negro e rete di Vieri, il padre di Bobo).



Il filotto romanista viene interrotto il 28 agosto 71 da una vittoria di misura dei cugini, poi fino al 1984, si registrano un pareggio (0-0 del 9/09/73) e due vittorie della Roma. Riguardo a quella firmata da Prati il 22 settembre 1974 (l’altra è il 2-0 del 9 settembre 1984), c’è un interessante dato statistico: nelle cinque occasioni in cui i cugini ci hanno affrontato con lo scudetto sulle maglie hanno raccolto 4 sconfitte e un pareggio al 94’. Dopo la parentesi nera del gennaio 1998, con i due derby persi, l’ ultimo capitolo nel 2003, con il dominio giallo-rosso timbrato prima da Cassano ed e quindi da Montella.