Da Borriello a Vucinic. Una Roma tutta 'nuova'

07/01/2011 alle 15:58.

REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - La fine del 2010 aveva lanciato un segnale. L'inizio del 2011 lo ha confermato: la Roma ha cambiato faccia. O meglio, ha restaurato la propria. Ai tratti classici, quella di oggi ha aggiunto i lineamenti mediterranei di Borriello, lo sguardo guascone di Menez, la spavalderia balcanica di Vucinic. Non una caduta degli dei, piuttosto una successione logica, voluta da Rani

LA ROMA DI BORRIELLO - Il simbolo della nuova era è uno: Marco Borriello. Suo il marchio sulla vittoria di San Siro contro il Milan, che ha riaperto le porte della corsa scudetto, sua l'impronta decisiva nel ribaltone al Bayern (gol e rigore procurato), che ha regalato un pass per gli ottavi di . Soprattutto, suo il marchio sulla stagione romanista: 13 gol in 23 gare, uno ogni 133 minuti: meglio di Ibrahimovic (uno ogni 144), che pure lo ha spedito lontano da Milano regalandogli la Roma e regalandolo a una Roma che cercava un compagno - non un'alternativa - da accostare ai miti di sempre. Ruolo che Marco ha strappato a suon di gol decisivi, anche quando la squadra fatica, anche senza essere "bello" come avrebbe voluto il pensiero di Spalletti. Borriello è uomo di Ranieri senza avere con lui un rapporto profondo (anzi): ne incarna però sul campo le idee di concretezza. E a lui Ranieri non rinuncia: presente in tutte le gare giocate dalla Roma dal suo arrivo ad oggi, secondo per minuti disputati soltanto a Cassetti. Un nuovo intoccabile.

PRECARIETÀ VINCENTE - La rivoluzione, sembra paradossale, trova forza nell'incertezza di Ranieri sul proprio futuro. Il tecnico ha capito, a meno di sei mesi dalla scadenza del suo contratto con la Roma, che per sperare di rimanere deve vincere. Quello scudetto sfiorato un anno fa, magari. E per provare a inseguire l'obiettivo di una vittoria-conferma, non è disposto a scendere (più) a compromessi. Lo ha confidato a persone a lui vicine nei giorni di Natale, quando tutti intorno a lui festeggiavano: "Se devo giocarmi le ultime chance di restare alla Roma, me le voglio giocare con la mia testa", ha giurato. Basta compromessi, basta privilegi: tutti sullo stesso piano, anche a costo di scelte impopolari. A Borriello la maglia di terminale unico in attacco, a Menez quella di ispiratore. Gli altri dietro, e chi non sta bene - si chiamasse anche Pizarro - resterà a guardare.

TOTTI LEADER SILENZIOSO - In questa situazione, finalmente a tinte chiare, anche ha capito di poter avere un ruolo diverso a quello a cui era abituato, ma comunque decisivo. "Anche se era amareggiato per il gol mancato - spiegava Ranieri a fine gara - ha fatto segnare Vucinic. Questo è il segno dell'attaccamento del nostro capitano". Un capitano che ha saputo accettare un ruolo meno vicino alla porta, che lo costringe a sacrificarsi e a correre come non faceva da anni. Nonostante i molti infortuni, i gradi di leader, le 34 primavere sulle spalle e i 19 anni di Roma. Ma che lo rende ancora protagonista.

PIZARRO TORNA IL 13 - Intanto, in Cile, arrivano notizie da Pizarro. Paolo Bertelli, della Roma che lo ha raggiunto nella clinica di Santiago dove si sta curando, ha preso atto del problema al ginocchio del giocatore: David tornerà a Roma il 13 gennaio (non il 12) dopo aver terminato la fase di fisioterapia per l'articolazione, ancora gonfia. Una volta tornato nella capitale, il giocatore avrà bisogno di almeno 2 o 3 settimane di lavoro fisico (inizierà gradualmente in questi giorni con lo stesso Bertelli) per poter tornare a disposizione: non prima dell'inizio di febbraio, quindi. La Roma lo aspetta: nella capitale sarà multato, lui potrebbe chiedere di essere ceduto, la Roma si siederebbe a un tavolo soltanto di fronte a un'offerta più che interessante, tra gli 8 e i 10 milioni. Nessuno, però, spera di dover prendere in considerazione un'ipotesi come questa. Soprattutto in questo momento.