GASPORT (A. CATAPANO) - Viva la faccia. «Questanno gioco meglio con le mani che con i piedi...». Antefatto: un anno fa, in un PalaLottomatica pieno, dei calciatori trasferiti per una sera sul parquet John Arne Riise fu il più disinvolto. Rimbalzi, canestri, penetrazioni. Guardandolo, si pensò ad un uomo nato per lo sport. Un atleta polivalente. «Me la cavai bene in effetti, segno che gli anni di basket in Norvegia sono serviti, è un gioco che
Scattare! Suo malgrado, Riise continua ad essere limmagine della Roma: gladiatore, corridore, incursore (e realizzatore) un anno fa; più timido, più discontinuo, più bloccato oggi. Non gli si dice nulla di nuovo, lo sa da sè cosa non quadra (anche perché è appena sopravvissuto al liscia e busso di Ranieri a Trigoria). «Devo correre di più, 15 km a partita non bastano. Dobbiamo correre, correre, correre tutti di più. Tutti quelli che scendono in campo». Sembrerebbe un messaggio rivolto a qualche abatino e/o bella gioia. Che chiacchierino di meno (Borriello e De Rossi, per esempio) e corrano di più. Ma la polemica resta non detta, il discorso generale. «A Palermo, dopo un buon primo tempo, abbiamo sbagliato tutti, i gol subiti sono nati da nostri errori. Cosa ci è mancato? Grinta e lucidità, ma dobbiamo ritrovarle subito, altrimenti saranno guai pure a Verona».
Liberatelo Onesto, leale, un bravo ragazzo. Scende nel particolare solo per parlare di sè. «Io sto bene e posso fare di più per la squadra» ripete. Linfortunio di qualche mese fa, la commozione cerebrale cui si imputa questo vistoso calo di rendimento, resta sullo sfondo, nessuno che abbia il cinismo di introdurlo nella discussione, chiedendogli: «John, sicuro di averlo superato? Di stare bene?». «È normale ciclicamente avere dei cali se la cava così , a Palermo ho giocato molto male, non discuto. Però bisogna dire anche che questanno gioco più in difesa, devo restare dietro, non posso spingermi in avanti come un anno fa». Insomma, vorrebbe dire che gli hanno imposto di giocare col freno a meno tirato. È lunico scarico, per usare un termine del basket, della mattinata. Ranieri è già lontano, non può cogliere. Ma lungi da Riise cercarsi un alibi. «Il campionato è ancora lungo, il Milan è forte ma noi abbiamo ancora tutte le possibilità di inserirci nella lotta scudetto. A Verona, però, dobbiamo tornare noi, quelli veri. E correre, correre, correre...». Tutti, chiaro?




