Spaccarotella, 9 anni per l’omicidio Sandri

02/12/2010 alle 09:06.

GASPORT (A. GOZZINI) - Resta solo la soddisfazione, perché «la gioia non sappiamo più cosa sia». La sentenza arriva alle 17.32, qualche minuto prima i genitori e il fratello di Gabriele Sandri si stringono alle persone più care, all’orecchio della mamma vengono sussurrate poche parole:

 

La condanna Questa la sintesi del dispositivo letto dal giudice Emilio Gironi, che presiede la Corte d’appello di Firenze: la condanna per Luigi Spaccarotella (l’agente di Polizia Stradale responsabile dell’omicidio di Gabbo, l’11 novembre 2007 nell’area di servizio di Badia al Pino) è di nove anni e quattro mesi di reclusione per omicidio volontario. Viene riconosciuto il dolo eventuale (cioè l’agente accettò il rischio che la sua azione — esplodere un colpo di pistola— potesse verificare la morte) ed è accolta la richiesta della difesa di procedere con il rito abbreviato: per questo la pena è stata scontata di un terzo (il procuratore generale Giubilaro aveva infatti chiesto una condanna a quattordici anni di carcere). Spaccarotella, sospeso dal servizio, è stato anche interdetto definitivamente dai pubblici uffici. Il 14 luglio 2009, in primo grado, l’agente era stato condannato a sei anni, perché in quell’occasione era stato riconosciuto l’omicidio colposo.

Lacrime e applausi Prima delle due ore e mezza di Camera di Consiglio, il giudice si era raccomandato: «Chiedo che alla lettura della sentenza non ci siano reazioni eccessive». È una richiesta che non ferma gli applausi alla famiglia di Gabriele, una volta fuori dall’aula. E non può fermare le lacrime, quelle degli amici, di papà Giorgio e mamma Daniela, a cui Cristiano, il fratello di Gabbo, continua a stringere la mano, prima di spiegare che «non volevamo qualche anno di carcere in più, ma solo che trionfasse la verità, Spaccarotella era consapevole di quello che faceva». La voce della mamma è rotta dal pianto, concede solo poche battute: «Ora posso riuscire a pensare di perdonare. Alla lettura della sentenza ho provato pietà per l’agente Spaccarotella. Gabrielino sarà contento, oltre a una giustizia divina, oggi c’è stata una giustizia terrena».

E poi Giorgio, il papà: «Mio figlio ha avuto giustizia, ringrazio tutto il popolo di Gabriele. A differenza di quanto ho detto dopo il primo grado, oggi mi sento orgoglioso di essere italiano». Affranto È un altro passo, ma non è la fine di questa sciagurata vicenda, perché manca ancora l’ultimo grado di giudizio, in Cassazione. Lui, Spaccarotella, assente in aula (per qualche minuto si è affacciato il padre), si racconta «affranto, ma fiducioso che la Cassazione possa ristabilire l’equità della pena». È l’unica dichiarazione che concede, in attesa che i suoi legali (Bagattini-Molino) leggano le motivazioni della sentenza e preparino il ricorso: in aula la loro difesa si era basata sulla deviazione del proiettile, come dimostrazione della involontarietà del gesto. Non è bastato, però. Ha vinto la linea dell’accusa: pur non mirando l’abitacolo dell’auto in cui si trovava Gabriele, la direzione della pistola era quella, lo sparo fu volontario e con l’intenzione di fermare la macchina. E se anche il proiettile fosse stato deviato dalla rete autostradale, la deviazione fu irrilevante.