L ROMANISTA (D. GIANNINI) - Il polverone si è sollevato attorno al suo nome, ma lui è assolutamente un protagonista involontario della vicenda. Lui è David Pizarro, il Pek, luomo attorno al quale ha ruotato il gioco della Roma dal 2006 a oggi. O meglio, fino a un mese e mezzo fa. Erail 27 ottobre quando il cileno si infortunò alla coscia sinistra.
Pizarro, il Pek, luomo attorno al quale ha ruotato il gioco della Roma dal 2006 a oggi. O meglio, fino a un mese e mezzo fa. Erail 27 ottobre quando il cileno si infortunò
alla coscia sinistra. Uno stop fastidioso che lo ha tenuto a lungo fuori gioco, per poi rientrare nella sfortunata trasferta di Palermo. Poi ci sono stati Chievo, Cluj e il Bari,
tre partite in cui non ha trovato spazio per motivi diversi. A Verona era in panchina perché quel campo di patate, che era il Bentegodi, non era adatto alle sue caratteristiche tecniche, tanto più per uno che era comunque reduce da un infortunio. In Romania, invece, non è proprio andato a causa dellinfluenza. La stessa che lo ha tenuto in panchina domenica scorsa.
«Linfluenza lha debilitato e aveva nelle gambe 20 minuti» ha spiegato Ranieri poco prima che scoppiasse la polemica con Sky. In conferenza stampa, poi, il tecnico giallorosso ha ulteriormente spiegato: «Fosse stata una scelta tecnica, lavrei detto chiaramente. Non ha perso punti nelle gerarchie, non deve restarci male. Cè concorrenza e tutti vogliono giocare».
Nessun caso, dunque. Ma questo non toglie che il Pek non sia contento di starsene in panchina. Nessun giocatore lo è mai, in nessuna squadra. Anzi, è un segnale positivo che Pizarro abbia una sana e comprensibile voglia di tornare ad essere importante
per la sua Roma. Quella per la quale ha rinunciato anche alla nazionale. Per concentrarsi al massimo sulla sua squadra di club. Per arrivare allobiettivo più grande: «Ormai mi sento molto vicino a questa
città, a questi colori. Fanno parte del mio modo di essere - aveva detto questa estate in ritiro -. Io e i miei compagni vogliamo riuscire a vincere questo maledetto scudetto». Sì, maledetto, perché per due volte
il Pek e i suoi compagni ci sono andati a tanto così. Questa doveva essere la volta buona (e non è ancora detto che non lo sia). La stagione giusta in cui mettere dentro tutta la rabbia per quello che poteva essere e non è stato, magari anche per colpa di interventi esterni («Nel 2007-2008 non voglio parlare di malafede, ma gli errori degli arbitri hanno condizionato il campionato»).
E invece per lui il campionato quasi non è iniziato: la condrite al ginocchio ne ha frenato la preparazione, poi linfortunio muscolare, quindi linfluenza. Ora però sta per arrivare il suo momento, proprio nelloccasione tornare in mezzo al campo a disegnare geometrie, a dettare tempi, a danzare sul pallone. Accanto ci dovrebbe essere De Rossi, per riformare la coppia che ha fatto il recente passato della Roma. Quella che era tra le più forti dEuropa. Quella che, chissà per quale assurdo motivo, qualcuno ha cominciato a dire che non poteva più funzionare. Ora David e Daniele hanno la possibilità di mettere a tacere tutti, a San Siro. Per provare ad andarsi a prendere quel «maledetto scudetto».