
LA ROMA - È in edicola lultimo numero dellanno de laRoma, la Rivista Ufficiale dellA.S. Roma! Il personaggio-copertina di questo mese è il Magico Jeremy Menez, il giocatore che più si sta mettendo in evidenza nella Roma che si sta riaffacciando alle posizioni di vertice del campionato e che, dopo il trionfo dellOlimpico contro il Bayern Monaco, punta decisamente al passaggio agli ottavi di finale di Champions League. Il francese funambolico che fa impazzire il mondo si racconta in una lunga e interessante intervista, di cui segue un estratto:
Come vivi questo magic moment? Più la gioia o più il peso della responsabilità sempre maggiore sulle tue spalle?
«Io sto molto bene adesso: rispetto a due anni fa, quando ero appena arrivato qui a Roma, sono cresciuto molto, non solo come giocatore ma anche come uomo
e credo la maturità che sto acquisendo giorno dopo giorno si rifletta poi positivamente anche sul campo di gioco».
Per te è la terza stagione romana, ma sin qui le tue interviste si contano sulle dita della mano. Non parli per timidezza o perché sei molto riservato?
«In realtà io come abitudine non parlo molto con la stampa: ma non è appunto una novità, già in Francia avevo scelto questa linea. Il fatto è che alcune volte, in passato, sono state travisate alcune mie affermazioni, anche qualche settimana fa, quando sono state riportate male alcune mie dichiarazioni nel post partita contro lUdinese
niente di particolare, ma mi spiace vedere scritte cose che non ho detto».
Tornando al calcio, questa tua terza stagione in giallorosso è la prima che inizi probabilmente sin da subito con il piglio giusto
cosa è cambiato in te?
«Due anni fa, quando sono arrivato qui a Roma, lambientamento, comè ovvio che sia, non è stato facile: nuovo paese, nuova lingua, nuova squadra e campionato da scoprire. In più ho avuto una fastidiosissima pubalgia che mi ha fatto saltare praticamente tutta la preparazione estiva. Lanno successivo sono partito meglio, anche grazie a qualche gol nelle gare estive di Europa League, poi, ovviamente, col cambio di allenatore, cè stato un periodo naturale di adattamento alle nuove idee di mister Ranieri e alle sue metodologie di lavoro. Ma dopo un po di tempo ci siamo chiariti e parlati a fondo e quindi, già dalla seconda metà della stagione, sono andato meglio e ho dato un buon contributo alla causa. Questanno, poi, ho proseguito il cammino intrapreso nei mesi precedenti: anche il Mister mi ha caricato bene, dicendomi sin dal ritiro di Brunico che in questa stagione si aspettava un bel contributo da parte mia per la squadra e che puntava quindi su di me».
Con Ranieri, come tu stesso hai detto altre volte, hai raggiunto un bel feeling: dove è nato?
«Dagli ultimi mesi dellanno scorso, quando, dopo un primo periodo non esaltante, ci siamo parlati e abbiamo chiarito cosa voleva lui da me e cosa potevo dare io nella squadra da lui pensata. Ho capito da quel momento che faceva molto affidamento sulle mie capacità e allora sono entrato anche io nellottica giusta. Indubbiamente da quando ho sentito la fiducia sua e della squadra, in me è scattata la scintilla giusta».
Veniamo al ruolo: da trequartista hai detto che ti senti al meglio
«Sì, anche perché è un ruolo che ho già fatto sin dai tempi del settore giovanile, in Francia. A Roma ho giocato sia a destra che a sinistra, ma credo di poter rendere meglio in quella posizione. Non ero più abituato a fare il trequartista, ma mi sono bastate due o tre partite per riprendere al meglio le misure e ora mi sento di nuovo a mio agio in questo ruolo, da cui posso svariare a destra o sinistra a seconda delle situazioni».
Come giocatore, a chi ti ispiravi quando eri bambino?
«A Zidane, in primis. E anche a Ronaldinho, che quando ero ancora a Parigi giocava nel PSG».
Veniamo allattualità, Jeremy: nella corsa al titolo, viste anche le difficoltà di qualche grande come lInter e la Juve, credi che la Roma ha più chance dello scorso anno?
«Sì, anche perché a livello di rosa siamo più forti, essendo arrivati giocatori importanti questestate. Le potenzialità per fare meglio dellanno scorso ci sono tutte, ma noi però dobbiamo giocare sempre con la stessa intensità, come quella messa in campo negli ultimi incontri, perché altrimenti perdi anche con lultima in classifica».
Lultimissima, rimanendo sempre in campo internazionale: a chi assegneresti il Pallone dOro?
«Xavi o Iniesta: loro due per me sono stati i migliori in assoluto».