CORSPORT (A. MAGLIE) - Qualcosa di Aleksei Grigorevic Stachanov, minatore estremamente dedito allattività lavorativa, deve essere stato travasato anche in Mircea Lucescu, tecnico dello Shakhtar. E non solo perché, agli albori la squadra si chiamava proprio Stachanovec, ma perché la dedizione alla causa del tecnico rumeno è confermata dai trionfi: in sei anni ha vinto quattro (dei cinque complessivi) titoli nazionali e una Coppa Uefa. E adesso ha regalato una storica qualificazione agli ottavi di Champions. «Il presidente mi ha detto: andiamo ai quarti», racconta lamministratore delegato Sergiy Palkin. E Mircea ha imparato che ogni desiderio di Rinat Akhmetov è un ordine.
Lui, Lucescu, aveva previsto una italiana. Forse perché in questi giorni è nel nostro paese: «Per rilassarmi e incontrare gli amici». Lui il calcio italiano lo conosce bene. La Roma, poi, lha già incontrata (correva lanno 2006, uno 0-4 poco confortante allOlimpico e un successo di misura a Donetsk). Ma sa che questa volta la cosa è decisamente più complicata, più per condizioni oggettive che per limiti soggettivi. Perché la Uefa chiederà alle squadre di andare in campo per contendersi il passaggio del turno, il campionato ucraino sarà fermo o appena ripartito mentre quello italiano sarà nella fase cruciale, quella in cui i giocatori sono normalmente più in forma.
IL PIANO -Insomma, bisognerà evitare di farsi trovare impreparati, pericolo, peraltro, brillantemente evitato in occasione della conquista della Coppa Uefa, un paio di stagioni fa, ai danni del Werder Brema (da tutti dato per favorito). Lucescu, daltro canto, non è certo un tecnico di primo pelo. Il programmino lo ha già messo a punto. Dice:«Ci ritroveremo a Donetsk il 9 gennaio e il 18 partiremo alla volta degli Emirati Arabi dove parteciperemo a un torneo che si svolgerà tra il 20 e il 26 gennaio. Poi, dopo un breve soggiorno in Ucraina, andremo in Spagna e giocheremo un torneo ad Alicante. Ma non escludo un altro stage in Turchia».Insomma, tutto organizzato nei minimi dettagli perché lo Shakhtar sta costruendo la storia: capolista nel girone, per la prima volta agli ottavi. Se poi arrivassero anche i quarti, allora veramente lo spirito di Aleksei Grigorevic comincerebbe ad aleggiare sulla testa di Lucescu, se non proprio eroe nazionale, quantomeno eroe cittadino, con tanto di statua come Lenin nellomonima piazza o dellimprenditore inglese che avviò lo sfruttamento delle miniere.
OLIGARCA -Rinat Akhmetov non è Surkis, luomo che ha portato lEuropeo del 2012 in Ucraina (organizzazione a mezzadria con la Polonia), ma non se la passa sicuramente male. Di strada il ragazzo (ha appena quarantaquattro anni) ne ha fatta. Il papà scendeva nelle miniere, mani callose e volto coperto di fuliggine. Lui le miniere le ha acquistate. Forse proprio in onore del padre, pur avendo costruito le sue fortune con lacciaio, ha deciso di acquistare la squadra dei minatori (Shakhtar, appunto, in ucraino) e non il Metalurg (che tempo fa affrontò la Lazio). Forbes, la rivista che fa le classifiche dei ricconi, lo piazza nelle posizioni di rincalzo, intorno al quattrocentesimo posto. Ciò non toglie che lui «valga» 5,2 miliardi di dollari, che abbia una società finanziaria (la Sistema Capital Management Group) che fattura quasi sette miliardi di dollari e abbia trasformato lo Shakhtar nella squadra più vincente del Paese, declassando nelle gerarchie sportive la vecchia Dinamo di Lobanovsky o del più «contemporaneo» Shevchenko. Certo per la Roma non sarà una passeggiata di salute, anche perché a Donetsk la Roma non troverà certo un clima primaverile. E, soprattutto, troverà Lucescu che conosce il calcio italiano (si portò in Ucraina anche Matuzalem e Cristiano Lucarelli) e sa anche come metterlo in difficoltà.




