L’ex Borriello riapre il campionato

19/12/2010 alle 11:38.

LA STAMPA (M. ANSALDO) - Per una notte, solo per una notte, il Milan ha rimpianto di aver lasciato partire Borriello per fare posto a Ibrahimovic. Il calcio talvolta è assurdo. La sconfitta che ha frenato la corsa dei rossoneri

E' stata una débâcle che i rossoneri hanno meritato nel 2º tempo quando la Roma ha giocato decisamente meglio, palleggiando con una sicurezza sconosciuta agli avversari che hanno troppi piedi ruvidi in ogni zona del campo. L'uscita di Pirlo dopo 20' per un infortunio alla coscia destra ha complicato le strategia di Allegri che ha il merito di aver rivisto in meglio gli assetti di inizio stagione ma che qualche trappola se la piazza da solo.

Non ci sembra che Boateng abbia fosforo e piedi buoni per rifinire il gioco d'attacco, i suoi tocchi sono a spanne. Quando è finito sotto l'incalzare dei romanisti, il complesso rossonero non ha trovato una soluzione accettabile che non fosse il lancio a scavalcare la difesa avversaria. A parte la pallonata alta di Ibra al 26', nel 2º tempo il Milan ha mostrato una pochezza insospettabile mentre Ranieri incassava la posta del rischio cui si era esposto tenendo fuori squadra . Il picconatore del Testaccio ha dato un altro colpo all'intangibilità del mito. Non è il primo che Ranieri ha tentato in questi due anni ma è uno dei più attaccabili dalle critiche perché la rinuncia a si è giustificata con l'impiego di Adriano, il cui massimo pericolo per l'avversario che lo marca è che gli frani addosso.

Insomma, a parte Okaka, ormai sono molti gli attaccanti che stanno davanti o se la giocano con il capitano. E' il segno dei tempi e il segnale dell'addio che Ranieri sta preparando, levandosi i sassolini che può. Certo non sassolini ma pietrate gli sarebbero piovute addosso se la Roma fosse stata piallata a San Siro. Ora nessuno può attaccarlo anche se il problema delle convivenze nello spogliatoio permane e zavorra la Roma che per organico avrebbe tutto per vincere lo scudetto. Tatticamente la presenza in contemporanea di Borriello, animoso con la sua vecchia squadra, e di Adriano avrebbe potuto aprire i varchi all'inserimento di Menez. Succedeva una volta sola in tutto il 1º tempo e non per il lavoro dei marcantoni ma per l'appoggio sbagliato di Abate che mandava il francese al tiro: alto. Il Milan non era in serata di lustrini e cotillon come si può capire quando Gattuso è di gran lunga il migliore per un'ora. Così i rossoneri firmavano le due azioni da rete con incursioni solitarie. Se la costruiva da solo Robinho al 5' e faceva tutto bene nel liberarsi di Mexes (non una grande impresa visto quanti ci sono riusciti con il romanista), però calciava fuori il diagonale ormai sicuro.

Peggio di lui Ibrahimovic, controllato benissimo dall'avversario più tignoso che può incontrare: se stesso. Al 35' lo svedese partiva da solo sul lancio perfetto di Gattuso: davanti a Doni, Ibra pasticciava un po', il era bravo a stare in piedi fino all'ultimo e finiva che il rossonero gli tirava sulle mani a mezz'altezza. Lo smoccolamento di Ibra era tutto un programma e definiva la sua diversità da Robinho, l'unico calciatore al mondo che si fa il segno della croce quando sbaglia. La ripresa dava compattezza ai giallorossi e brio a Menez (ecco un trequartista vero). L'incursione a destra del francese si concludeva al 24' con un cross basso e teso respinto da Abate con la palla che carambolava su Borriello e in porta. Grazie a quel gol molti ora sorridono, è da vedere se lo faranno stasera.