Iorio: «A Roma il trionfo Bari è la mia vita»

12/12/2010 alle 09:18.

CORSPORT (A. GUIDO) - I problemi del Bari visti da uno dei protagonisti del passato. Ne par­liamo con Maurizio Iorio , due stagio­ni indimenticabili col Bari di Catuzzi all'inizio degli anni ottanta, prima di conquistare lo scudetto con la Roma di Liedholm e del divino Falcao. Una carriera da globetrotter del gol cam­biando undici squadre, ma il Bari gli è rimasto nel cuore. Apprezzato commen­tatore televisivo, oggi è opinionista di Sky. Bari ultimissimo, sempre più sul ciglio del baratro.

«E' una pugnalata al cuore, nel vero sen­so della parola. Sono seriamente preoccupato e dispiaciu­to. Questa è la pura e santa verità. La vedo dura, al di là di tutti gli episodi sfavorevoli, di tutti gli infortuni che hanno influito negativamente sulla squadra e sulla classifica».

La salvezza un miracolo?

«Un miracolo no perchè il campio­nato è ancora lungo. Mancano ventu­no giornate, però il Bari deve finirla di pensare agli infortuni, agli arbitri e cercare di fare punti. Mai come in questo momento ci deve essere una compattezza totale, assoluta, fra tut­te le componenti della à. La serie A per Bari è un volano troppo impor­tante, un patrimonio assolutamente da difendere».

Come è possibile che il Bari dei miracoli si sia liquefatto?

«E' una spiegazione difficile da da­re. Concordo pienamente con Ventu­ra quando dice che ha influito l'ec­cesso di sicurezza da parte di molti giocatori, forse un po’ di presunzione all'inizio. Sicuramente i tantissimi in­fortuni hanno penalizzato notevol­mente la squadra anche perchè ha colpito i giocatori base. Non è tanto l'infortunio in se stesso. Il giocatore infortunato ha bisogno di tempo per rimettersi in forma. Almiron che è un giocatore di straordinario livello non è mai riuscito a tornare in forma per­chè è sempre caduto in piccoli infor­tuni che gli hanno fatto perdere il rit­mo, il passo. Quando ci si ferma per un mese e mezzo ci vuole un altro mese per essere al passo dei compa­gni ».

E' anche un Bari con troppi tren­tenni.

«Probabilmente avrebbe dovuto pensare un po' di più a tutelarsi. Quando hai una squadra di scattisti come Barreto, Rivas, Alvarez, devi mettere in preventivo che gli infortu­ni muscolari possono essere all'ordi­ne del giorno. Se esce Barreto si spe­gne la luce nel Bari. Rivas è sempre stato soggetto ad infortuni. Bisogna­va trovare un sostituto all'altezza. Ma ora più che mai servono unione e compattezza».

Il calendario è da brividi: la Roma, poi il Palermo.

«E' dura, ma il calcio riserva sem­pre delle sorprese. Puo succedere di tutto. Non bisogna partire battuti».

Roma-Bari che partita è?

«Il Bari va a giocare contro una grandissima squadra arrabbiata e af­famata. La Roma ha perso una gran­de occasione contro un ottimo Chie­vo, però il Bari deve cercare di recu­perare prima possibile quella convin­zione che ha smarrito».

Dove va rinforzato?

A gennaio non è facile trovare gio­catori che possano fare la differenza. E' un dato di fatto inconfutabile. Re­centemente nel Bari solo Guberti riu­scì a dare la svolta. Però servono al­meno tre rinforzi, uno in ogni repar­to. Non solo attacco e difesa, ma an­che sulla fascia. Poi logicamente oc­corre valutare l'entità degli infortu­ni ».

La salvezza è una lotta a quattro?

«No, a quattro no. Credo che ci sa­ranno dentro anche altri. Sarà una lotta a cinque, massimo sei però biso­gna svegliarsi».

Come finirà questo Roma-Bari?

«I favori sono sicuramente tutti per la squadra di Ranieri. Però quando si scende in campo si è undici contro undi­ci. Bisogna giocarse­la. La partita è aperta, ma la Roma parte fa­vorita ».

Il ricordo più bello della tua prima sta­gione romana?

«A Roma ho avuto la fortuna di vincere lo scudetto. Cre­do che sia una cosa che poche perso­ne possano fregiarsi, ma poi vincerlo con quella Roma è stato un sapore unico, irripetibile».

Bari?

«Bari è tutto per me. Bari mi ha da­to veramente tanto e continua a dar­mi tanto. Gli sarò sempre grato per tutta la mia vita. Questa è la pura e semplice verità. Non è retorica».