IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Alla fine gli Stati Uniti sono diventati Stoccolma. Voleva andare lontano, Matteo Brighi, ma poi ha preferito non lasciare lEuropa. Natale con i tuoi, si dice. E così sarà: il centrocampista giallorosso trascorrerà le feste nella sua casa di Rimini con i genitori e i fratelli, mentre in questi giorni si sta rilassando con gli amici nel freddo della capitale sved
Lumore con cui Matteo si è imbarcato per il Nord Europa è buono, anzi ottimo. Perché Brighi, a inizio stagione, si sentiva un po accantonato. Con larrivo di Simplicio, e la permanenza - scontata - di De Rossi e Pizarro, pensava che il suo ruolo venisse ridimensionato. Lesplosione di Greco poi era stata unulteriore mazzata: nulla di personale nei confronti del ragazzo (anzi, Leandro è amatissimo dallo spogliatoio), ma la presenza di un quinto centrocampista riduceva le possibilità di giocare. E invece no: Ranieri ci ha parlato, gli ha spiegato che, nonostante le offerte ricevute, in estate ha deciso di trattenerlo perché puntava - e punta tuttora - su di lui. E i fatti gli stanno dando ragione. Eccoli: in diciassette giornate, Brighi è stato impiegato quindici volte. Non è mai andato in tribuna e le uniche volte in cui è rimasto in panchina, a Cagliari e Palermo, non è arrivato alcun punto. Analizzando lintero campionato, lex centrocampista del Chievo ha esordito contro il Cesena, entrando nel quarto dora finale al posto di De Rossi. Anche col Bologna è entrato al posto di Daniele, giocando però dall8 della ripresa. A Brescia è stato impiegato per 90 minuti, con lInter è entrato all81, giusto in tempo per godersi il gol di Vucinic. A Napoli altri 45 minuti, al posto di Menez, mentre la partita dopo col Genoa sono arrivati altri 90 minuti, impreziositi anche da un gol. Gara compleata anche col Parma, mentre col Lecce i minuti in campo sono stati 83. Nel derby è entrato al 33 della ripresa, con Fiorentina e Juventus nellultimo quarto dora al posto di Greco. Con lUdinese altri 90 minuti, così come con Chievo, Bari e Milan. La partita più bella. Quella in cui contava di più, in cui di fronte cerano campioni affermati come Pirlo prima e Seedorf poi, oltre che sorprese difficili da tenere a bada, come Boateng, pericolosissimo con i suoi inserimenti.
Al ritorno negli spogliatoi per lui ci sono stati i complimenti dei compagni. Baci, abbracci e schiaffi in testa. E sorrisi, tanti. Gli stessi che lo hanno accompagnato sul volo per Stoccolma e che proseguiranno a Rimini e poi a Roma. Perché Matthaus Brighi, ancora una volta, ha dimostrato di essere preziosissimo.