E Adriano diventa Babbo Natale

24/12/2010 alle 10:32.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Stanotte arriverà nelle case di tutti i bambini del mondo. Due giorni fa, anche se non era ancora buio, è andato a trovare dei bambini un po’ speciali. Senza barba né vestito rosso, ma coi capelli rasati, l’orologio di brillanti e i tatuaggi. Era Adriano. Era l’Imperatore. Era un ragazzo di 28 anni che, dimenticandosi per un momento di tutto il resto

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - 
Stanotte arriverà nelle case di tutti i bambini del mondo. Due giorni fa, anche se non era ancora buio, è andato a trovare dei bambini un po’ speciali. Senza barba né vestito rosso, ma coi capelli rasati, l’orologio di brillanti e i tatuaggi. Era Adriano. Era l’Imperatore. Era un ragazzo di 28 anni che, dimenticandosi per un momento di tutto il resto (Roma, calcio, gioco, non gioco, resto, vado via) si è voluto dedicare a dei ragazzini che lui - solo lui - può capire meglio di chiunque altro. Perché qualche anno fa era come loro. Era un bambino di una favela di Rio de Janeiro, al posto dei giocattoli vedeva passare sotto casa (se così si può chiamare) armi e droga. Solo il pallone gli ricordava di essere ancora piccolo. E spienserato. Grazie a quel pallone è diventato grande, ricco e famoso. Ha avuto donne, auto, case - stavolta vere - ha viaggiato in tutto il mondo, non ha dovuto chiedere niente a nessuno. Mai. Fino al giorno in cui la vita ha deciso di tornare a voltargli le spalle, togliendogli suo padre così. Senza un perché, semplicemente perché non c’è. E allora le certezze crollano come muri di cartapesta, ogni giorno diventa difficile persino guardare la luce del sole, tu che prima ti coprivi gli occhi con gli occhiali più costosi. Poi succede che ti rialzi e riparti. E allora torni lì, in mezzo a quei bambini che sono come eri tu. E torni, davvero, te stesso. Ecco perché il sorriso di Adriano, nelle strade della sua favela, dove ha inaugurato un centro sportivo dedicato a suo padre, era vero. Così come vere e autentiche erano le sue parole dedicate alla Roma. Quel «torno e resto» pronunciato dal luogo da cui si è partito vale molto di più. Vale una boccata d’ossigeno, vale un cuore che batte, vale una bambina presa in braccio e un ragazzino preso a schiaffi in testa.