Contratto e spogliatoio, il nervosismo di Ranieri

13/12/2010 alle 14:00.

REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - L'immagine "british" costruita in anni di carriera locale e internazionale, diluita in un sorso di romanella. Claudio Ranieri, anni 59, sembra trasformato. È bastato meno di un anno e mezzo a Roma, "casa sua" come ama spesso ricordare, per sostituire l'elegante "coach" ammirato oltremanica con un tecnico scontroso e irascibile. Ieri lo sfogo contro Sky ("Fate

Ma l'attacco di Ranieri a Sky è solo l'ultimo di un rosario che, in questa stagione, conta già altri grani indimenticabili: dal soliloquio di 9 minuti in conferenza con accuse alla stampa e fuga finale a poche ore da Roma-, ai riferimenti allo spettro di Lippi "che naviga nell'ombra", dopo la sconfitta di Brescia. Ma anche exploit da tifoso come il "ve state a attaccà al fumo della pipa" rivolto ai laziali dopo il derby vinto a novembre e seguito da "i romanisti li state a fa godè come ricci". Nervosismo e tensioni che uno scudetto di cartone come il primato nell'anno solare 2010 non ha cancellato. Almeno 10 le cause - e non possono essere alibi - che concorrono ad alimentarlo.

CONTRATTO E ANCELOTTI - Il contratto in scadenza a giugno, una promessa di rinnovo fatta da Rosella Sensi in persona a maggio, nell'amichevole giocata a L'Aquila per salutare la stagione 2009-2010. Promesse rinnovate nel corso dell'estate, con tanto di accordo economico. Ranieri si sentiva sicuro, "per me basta una stretta di mano". Poi, la sorpresa dello stop, comunicata dalla stessa Rosella Sensi, dopo i primi flop in campionato. Oggi, a 6 mesi dalla scadenza del contratto, Ranieri ha capito che - a meno di miracoli sportivi - il suo accordo con la Roma scadrà senza essere rinnovato. Non ha capito, però, i motivi del ripensamento. Ma senza un contratto, anche farsi rispettare dalla squadra è diventato più complicato. E quotidianamente arrivano voci sul possibile nuovo allenatore della Roma: Lippi prima, Ancelotti negli ultimi giorni.

ATTACCHI - Anche per questo, ne è convinto l'allenatore, hanno iniziato a piovere attacchi da parte dei giocatori. In principio fu Totti: "Abbiamo fatto il catenaccio", disse lasciando l'Allianz Arena dopo la gara di contro il Bayern. Un ritornello che, nel segreto dello spogliatoio, Ranieri ha dovuto ascoltare a cadenza sempre più frequente da tutti o quasi. Lo hanno urlato in coro i giocatori dopo il disastro di Roma-Basilea. Lo ha ribadito a più riprese Pizarro nelle ultime ore, durante discussioni più che accese con l'allenatore (e chissà se c'entrano qualcosa con l'esclusione di ieri). "Non vinciamo perché giochiamo in difesa invece di attaccare", ha ribadito il cileno. Facile immaginare come l'avrà presa il tecnico, che non ha gradito neanche le critiche di Borriello a e quelle recenti di Adriano a Trigoria.

GRUPPO - In realtà, Ranieri lo sa, il problema è più diffuso e coinvolge tutto lo spogliatoio. Dove, ormai è chiaro, si fatica a restare uniti. Le sceneggiate emerse recentemente (-Borriello, -Burdisso) sono la spia esterna di un nervosismo generalizzato. Perché dello spogliatoio "più bello che abbia avuto nella mia carriera", come ripeteva spesso l'allenatore, è rimasto poco. Disunito, anche, dai differenti punti di vista di molti senatori sulla gestione-Ranieri.

APPOGGIO - Proprio in questo senso, Ranieri si è sentito abbandonato dalla società, da cui sperava di ricevere più appoggio. Ma senza un dirigente saldamente al comando della situazione, il tecnico ha sempre o quasi dovuto esporsi in prima persona, attirando di conseguenza su di sé il cento per cento (o quasi) delle critiche. Senza mai essere difeso.

VENDITA - Fin troppo facile, allora, fare riferimento alla situazione del club, in vendita, senza certezze per il futuro (e qui si torna ai contratti in scadenza) e con un vuoto di potere che, con il passare dei mesi, inizia ad assumere contorni sempre più inquietanti.

INFORTUNI - A contribuire alla scarsa serenità di Ranieri, anche i continui infortuni. Fin dall'estate, la "rosa" romanista è stata martoriata. Ogni sosta per la nazionale presentava il conto. E, il passare delle settimane, ha anche insinuato il dubbio che qualche stop stesse diventando più lungo del previsto. Per esserne sicuri, basta leggere tra le righe delle riunioni interne per stabilire nuove regole disciplinari anche per chi dovesse accusare qualche guaio fisico di troppo. Perché quando manca la fiducia verso l'allenatore è facile avere meno fretta di recuperare da un infortunio.

RICONOSCENZA - Ranieri, dal gruppo soprattutto, si aspettava maggiore riconoscenza. Ricorda bene che molti giocatori, al momento del suo arrivo, erano considerati degli ex. E che, con lui, sono tornati (o diventati) protagonisti assoluti. Anche da parte dei tifosi che lo hanno abbandonato o quasi, Ranieri sperava di godere di maggiore fiducia dopo il miracolo della rincorsa di un anno fa. Speranze deluse.



INCERTEZZE
- ma il gruppo, a sua volta, ha faticato a digerire i continui cambi di modulo. La dimostrazione pratica dell'incertezza che guida le mosse dell'allenatore, privandolo di garanzie anche da un punto di vista strettamente tecnico. Qual è il tridente base? Quale la difesa? E a centrocampo, chi comanda? Quesiti irrisolti a cui lo stesso ranieri cerca risposte.

CRITICHE - "Preparazione sbagliata", "La squadra non ha un'idea di gioco", "Con i cambi di modulo la Roma ha un'identità tattica". Solo alcune delle critiche ricevute dalla stampa. E che il tecnico non ha mai accettato. "Ho sempre cambiato moduli in corsa e la preparazione è la stessa che faccio da anni", ripete stizzito come un disco rotto. Ma senza i risultati, far valere le proprie idee diventa complicato.

RISULTATI - Ovviamente, alla base di ogni battuta fuori posto, di ogni uscita di pista, lo stesso motivo: la Roma non vince o, se lo fa, fatica, come ieri. La verità è che, mentre a ottobre Ranieri spiegava "so cosa non va", ora fatica anche lui a capire i motivi dell'andamento sgangherato della Roma. Riflettendo l'immagine chiara di un pilota senza controllo, senza certezze, senza fiducia.