Clicky

Tommasi: "A volte contano più i soldi della salute"

19/11/2010 alle 09:26.

IL ROMANISTA (P. BRUNI) - «Servire» il paese senza penalizzare il proprio datore di lavoro. Il tributo che sta pagando la Roma alle nazionali comincia ad essere alto. De Rossi è l’ultimo di una serie di “vittime della patria”: Riise, Vucinic, Juan e Mexes. A lui, almeno stavolta, è andata decisamente meglio di un mese fa quando si ritrovò con un edema al polpaccio.

«E’ difficile rifiutare la propria nazionale – continua Tommasi – , tuttavia capisco perfettamente le esigenze delle società che, a volte, si ritrovano giocatori infortunati per lunghi periodi. Purtroppo, in questi contesti, la discussione ricade più sul patrimonio economico che rappresenta l’atleta e non sulle reali condizioni fisiche. Così come può capitare di farsi male durante una tournee estiva dall’altra parte del mondo, può succedere quando si veste la maglia del proprio paese». Il messaggio appare chiaro e forte perché la Nazionale è il sogno di tutti: dal bambino che tira i primi calci ad un pallone, al navigato dopolavorista che si intrattiene con gli amici una volta a settimana, viaggiando con la mente fino ad un gol fantascientifico messo a segno, all’ultimo minuto, di una finale mondiale. Fortunatamente, qualche passetto, in ambito federale per tutelare gli interessi delle società, si sta cominciando a muovere. Anche se, tanto per non farci mancare mai nulla, ci vuole sempre una vittima per far sì che determinati meccanismi vengano innescati. E intanto i tifosi imprecano e presidenti dei club continuano a pagare gli stipendi. Insomma, nulla di nuovo.