IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Cera una volta un giocatore, il capitano della squadra, ricoverato in una clinica della città con una gamba spaccata in due per il calcione assassino di un avversario e un allenatore, il suo allenatore, che trascorreva la notte seduto accanto al letto del suo capitano.... Sembra linizio di una favola, inve
Un parere probabilmente figlio di frecciate più o meno dirette che Spalletti (e qualche suo strettissimo collaboratore) gli aveva spedito negli ultimi mesi di presenza a Trigoria e dintorni. Ricordate, ad esempio, il monologo post Juventus (fine agosto 2009) del tecnico? «Abbiamo poca determinazione nei contrasti, si lotta meno delle altre squadre. Avete visto come Iaquinta e Amauri erano sempre dentro la nostra metà campo a fare a spallate? Se non si fa così partite del genere si perdono tutte. Sono cinque anni che lo dico e invece si pensa al colpo di tacco, al numero, al goal, al titolo sui giornali...». E secondo voi con chi ce laveva, se non con Totti?
Qualche mese prima del suo addio, Spalletti venne confermato (o si autoconfermò) alla guida della Roma, dopo un colloquio a Villa Pacelli con Rosella Sensi. Erano i primi di giugno, e il capitano commentò la notizia con un «felice che rimanga, anche perché non cè di meglio» che scatenò la risposta impermalosita dellallenatore: «Su questo Totti si sbaglia perchè di meglio cè sempre».




