CORSPORT (L. CASCIOLI) - Finita la partita di Torino, non sapevamo se essere più scontenti del risultato o più orgogliosi per come aveva giocato la Roma. Ma di alcune cose eravamo estremamente certi: che tra i migliori in campo figuravano sicuramente Mexes, De Rossi e Menez, mentre il migliore in assoluto della Roma tra quelli fuori campo era stato Zamparini.
Eppure storicamente le partite tra la Roma e la Juventus sono sempre state caratterizzate da una buona dose di malizia e di cattiveria. Invece sabato sera tutti si sono comportati gagliardamente come cavalieri antichi, senza paura e solo con qualche piccola macchia. Purtroppo invece i dirigenti della Juventus non hanno voluto abbandonare il vecchio clichè, confermando, nonostante calciopoli, la loro abitudine a mistificare la verità. Si temevano in campo un Felipe Melo in veste da Scarface, un Chiellini in quella di Za la Mort e un Pepe nel ruolo di Pepè Le-Moko, invece si è rivisto solo un dirigente in vena di voler rifare il verso ad Al Capone. Povera Juve! Più Del Neri cerca di tirarla su e più chi gli sta accanto la ributta giù. Ma forse i giocatori di calcio, in margine alle legittime rivendicazioni del loro sindacato, vogliono dirci che sono maturi per un nuovo romanticismo sportivo, quello dei campioni che in campo sanno fare anche gli operai e che ascoltano più la voce dello sport, che quella della slealtà. Anche se il risultato è stato alla fine diverso, i pregi messi in risalto da questo pareggio sono gli stessi delle ultime partite giocate e vinte dalla Roma. Mi riferisco alla personalità espressa sul campo da tutta la squadra e alla facilità con cui i giocatori hanno saputo mantenere ben salde in mano le redini del gioco, anche dopo il vantaggio ottenuto dagli avversari. E' stato uno degli incontri più intensamente giocati, a conferma del fatto che la Roma si esprime meglio di fronte agli ostacoli alti, quando tutti ritrovano una dose pregevole di ispirazione.
Che cosa anima i giocatori durante queste partite nessuno può dirlo e tanto meno noi, occupati come eravamo a seguire con giustificabile curiosità la prova di Alberto Aquilani, applaudito tre volte dal suo nuovo pubblico a scena aperta. Vi possiamo invece dire cosa pensavamo noi, assistendo all'ennesima buona prova di Greco. Pensavamo alla straordinaria vitalità del vivaio giallorosso e che la rinuncia ad Aquilani servirà forse alla Roma di insegnamento, nella speranza che il prossimo futuro riservi alla società giallorossa una proprietà che non sia più costretta a ricorrere a simili sacrifici.