CORSPORT (R. MAIDA) - Il primo maggio del 2005 Mirko Vucinic era un centravanti di belle speranze con la passione del wrestling: festeggiò i tre gol alla Lazio con il gesto del taglia gole, come faceva il suo lottatore preferito. Sessantasei mesi dopo Mirko Vucinic segna il suo quarto gol nel derby e getta via la maglia della Roma, ma soltanto per con dividere con il mondo, come in un social network di vita vera, la sua gioia più grande: la nascita di Aleksandar
CORSPORT (R. MAIDA) -
Il primo maggio del 2005 Mirko Vucinic era un centravanti di belle speranze con la passione del wrestling: festeggiò i tre gol alla Lazio con il gesto del taglia gole, come faceva il suo lottatore preferito. Sessantasei mesi dopo Mirko Vucinic segna il suo quarto gol nel derby e getta via la maglia della Roma, ma soltanto per con dividere con il mondo, come in un social network di vita vera, la sua gioia più grande: la nascita di Aleksandar, il figlio nato la scorsa settimana. In questi due momenti di felicità da gol, di umana espressione di benessere, cè la maturazione di un giocatore importante. «La paternità è unesperienza pazzesca, bellissima conferma Vucinic - mi ha responsabilizzato. Non potevo scegliere un momento migliore per dedicargli una rete». A lui e alla compagna Stefania, ovviamente. Si sono conosciuti 5 anni fa: lei, alta e mora, è il gioiello più prezioso che Lecce gli abbia lasciato. «E' la donna che mi ha fatto mettere la testa a posto» ricorda Mirko.
DECISIVO - In campo invece ci ha pensato da solo: quando cambia passo ed entra con la testa nella partita, Vucinic non teme confronti. Lo sa bene anche Ranieri, che a lui rinuncia malvolentieri. Piuttosto, conoscendone le qualità universali, spesso lo sfrutta da esterno, chiedendogli più fatica e più rientri, perché è lunico tra gli attaccanti della squadra che sa rendersi utile e brillante senza togliere equilibrio. Segna meno dei centravanti più celebrati? Dipende anche da questo. La sua percentuale di gol con la Roma (56 su 176 partite, media 0,31) è inferiore rispetto a quella dei gol in nazionale (11 in 23 partite, media 0,47). Ma è una conseguenza logica di un mondo diverso: in Montenegro, Vucinic è Capitano, leader, trascinatore. Risultato: ha portato la sua nazionale in testa al girone di qualificazione agli Europei e si è guadagnato le copertine dei giornali inglesi prima della partita di Wembley, poi saltata per infortunio. Era lui il terribile centravanti che Capello avrebbe dovuto controllare. Ormai succede sempre, alla vigilia: gli allenatori avversari lo studiano al video, ne analizzano pregi e difetti, convinti che per frenare la Roma (o il Montenegro) si debba prima di tutto disinnescare Vucinic.
CARATTERE - Il ruolo quindi pesa. Ma cè del laltro. Mirko è un ragazzo sensibile: sprigiona tutta la sua energia positiva se viene coccolato, amato, quasi venerato. Se invece si sente messo in discussione, tende a immalinconirsi e a perdere fiducia. Inoltre - questo è positivo e negativo al tempo stesso trova stimoli speciali solo in coincidenza dei grandi eventi. Lo raccontano i suoi gol alla Lazio (4 nella Roma, 7 in totale), al Milan (4), allInter, al Chelsea, al Manchester United, al Real Madrid. Senza dimenticare quelli segnati nelle giornate dello scudetto sfiorato: a Catania nel 2008 e a Verona nel 2010. Se imparerà anche a sfruttare le partite semplici, aumentando la dote stagionale da 14-17-19 (ultimo triennio) a 25-30 gol, scoprirà di essere uno dei migliori attaccanti del mondo.
FUTURO - Un ottimo giocatore per essere promosso a fuoriclasse deve soltanto convincersi di esserlo. Lo scorso anno, nei primi mesi della stagione, Vucinic aveva deciso di an dare via dalla Roma: era il periodo in cui la palla non entrava mai e i tifosi lo contestava no. Proprio a novembre lo fischiarono dopo il gol al Bologna, la catapulta che allontanò la crisi. Poi la ruota è girata e il suo umore pu re. Anche in questo autunno certe cose, per lui e per la Roma, non hanno funzionato. Ci sono stati gli infortuni, le esclusioni, qual che piccola incomprensione con Ranieri, la sensazione di precarietà. Però oggi, dopo un derby così, non conta più. Domenica i giocatori della Lazio glielhanno detto con onestà: «La partita lhai vin ta tu». Di sicuro a Trigoria, con la gestione Sensi-Unicredit o con chi verrà dopo, cer cheranno di non lasciarselo sfuggire, nono stante le richieste pressanti dellInter e del le grandi dInghilterra. Vucinic ha un contratto fino al 2013 e ha ancora 27 anni. Ci saranno tante altre partite da giocare. E magari altri figli a cui dedicare un gol.