IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Un tempo di solito non basta. Non è sufficiente per capire come andrà a finire una partita. Ma, visto latteggiamento della Lazio nei primi quarantacinque minuti, almeno unindicazione, sulla piega che stava prendendo il derby, ce lhanno avuta tutti, in campo, in tribuna e anche a casa.
Reja, cambiando lassetto vincente, ha inviato un messaggio ai suoi giocatori: può bastare il pari, anche in considerazione del mancato successo dellInter nellanticipo di sabato sera contro il Brescia. Accontentarsi, però, non paga, in un torneo così equilibrato. Ranieri, invece, da questo punto di vista, ha deciso, prima e durante, di giocarselo: alla fine è stata premiata la sua voglia di sfidare la capolista a viso aperto.
La mossa di partenza del tecnico biancoceleste, a posteriori, convince ancora meno. Fuori Zarate e centrocampo a tre per migliorare sensibilmente la fase difensiva. Con largentino poi in campo, come si è subito notato nella ripresa e a prescindere dalla modifica al sistema di gioco con il ritorno al 4-2-3-1, i biancocelesti hanno avuto più chances per andare a colpire la Roma. Probabilmente le avrebbero raccolte anche nella prima parte, se ci fosse stato Zarate, più efficace per attaccare dalla fascia i terzini avversari, di sicuro più di Rocchi che, da punta autentica, non è tra laltro mai entrato in partita, statico e giù di condizione. Il cambio tra le due frazioni è lammissione pubblica di una valutazione sbagliata sul singolo e di una preparazione di gara poco azzeccata.
La prudenza iniziale della Lazio, insomma, ha inciso e anche tanto. Il possesso palla permesso ai giallorossi, senza nemmeno un accenno di pressing alto, soprattutto con Hernanes, e la rinuncia quasi totale a ripartire velocemente, ha permesso alla Roma di guadagnare campo, attaccando almeno con un terzino, più Riise di Cassetti, e al tempo stesso di non rischiare niente o quasi dietro. Spesso i giallorossi si sono trovati in superiorità numerica nella metà campo della Lazio e in assoluto liberi di far girare il pallone anche senza alzare il ritmo.
La mossa in corsa di Ranieri, prima dellintervallo, risulta decisiva. Per lassetto e, quando si tirano le somme, per gli episodi che indirizzano il risultato. Dentro Greco per Menez, per non stravolgere limpostazione iniziale. Trequartista per trequartista: segnale anche questo per la squadra che non deve rinculare e, anzi, ha il compito di andare a conquistare metri in avanti. Al debutto in campionato, Greco si è occupato di guardare Ledesma e comunque di non rinunciare alla costruzione, tra laltro attiva, come dimostrano i due palloni buoni per Simplicio e Baptista, in occasione dei due rigori concessi ai giallorossi, e per non parlare del gol annullato.
Se Reja nella prima parte, più volte, chiede a Lichtsteiner di non andare, Ranieri alza la linea dei centrocampisti dietro a Borriello e Vucinic. La Roma è come se giocasse con il triplo trequartista: da destra Perrotta, Greco e Simplicio. Tanto la Lazio sta lì e non fa pressing. De Rossi è il terzo centrale difensivo, da vertice basso del rombo: ha di fronte Hernanes, ma spesso raddoppia accanto a Mexes e Burdisso per chiudere in anticipo su Floccari e Rocchi. Solo il primo prova ad allargarsi per uscire dalla morsa. Perrotta è fisso su Mauri, lasciato a Cassetti quando il capitano biancoceleste si allarga.
La Lazio cambia nella ripresa, ma la Roma non si adegua. Aumenta solo il lavoro per Cassetti, prima contro Zarate e più tardi contro Foggia. De Rossi può dedicarsi a Hernanes, ora che cè solo Floccari in mezzo: Mexes e Burdisso bastano e avanzano. La superiorità numerica a centrocampo dei giallorossi diventa fondamentale per andare a cercare il vantaggio. Ranieri lascia le fasce ai rivali, ma laiuto degli intermedi Perrotta e Simplicio è più che decente. Almeno per limitare le sovrapposizioni. Il primo rigore nasce dal pressing altissimo di Cassetti su Dias, azione in cui cè un po la storia della partita.
Le occasioni migliori della Lazio nascono dai lanci di Mauri, in verticale, a cominciare da quella sprecata da Hernanes. La Roma, mai in questa stagione con la difesa così alta e così compatta/stretta tra i reparti, rischia comunque il minimo. Anche quando nel finale Reja, proprio inserendo Foggia, sceglie il 4-2-4, con Zarate quasi da secondo centravanti accanto a Floccari. Ranieri insiste per la sua strada. Brighi per Perrotta, cioè intermedio per intermedio, Baptista per Borriello. I cambi giusti contro quelli ritardati fanno la differenza nel derby.