IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Solito vecchio Menez, insomma. Ci risiamo, avrà pensato più di qualcuno. Il sospetto era forte. Adesso il vento è cambiato. A Basilea decisivo, con la Fiorentina decisivo. Peccato per il derby, giocato a metà. Influisce la sua posizione in campo: Ranieri lo fa partire dal centro ma gli lascia la libertà di andarsi a cercare gloria sulla fascia destra. Lì, riesce a dare libero sfogo alla sua creatività, alla capacità di puntare luomo e saltarlo regolarmente e quindi di creare la palla gol
olito vecchio Menez, insomma. Ci risiamo, avrà pensato più di qualcuno. Il sospetto era forte. Adesso il vento è cambiato. A Basilea decisivo, con la Fiorentina decisivo. Peccato per il derby, giocato a metà. Influisce la sua posizione in campo: Ranieri lo fa partire dal centro ma gli lascia la libertà di andarsi a cercare gloria sulla fascia destra. Lì, riesce a dare libero sfogo alla sua creatività, alla capacità di puntare luomo e saltarlo regolarmente e quindi di creare la palla gol che, in questo momento di grazia della Roma, diventa oro per tutti. Vedi naturalmente lassist per Borriello mercoledì sera. Una rete che sugli almanacchi porterà sempre il nome del 22 della Roma, ma praticamente più della metà del merito è del 94, il giovane Jeremy. Un po come Roma. Sì, forse non è importante e magari ci sta anche un bel e chi se ne frega, conta che faccia il suo, ma diciamolo pure: Jermey Menez ha trovato la continuità nel sorriso. Questo, in attesa dellaltra (continuità), quella delle giocate sul campo, che a sprazzi comincia comunque a emergere da un po di tempo a questa parte. Sorride e questo in se, come detto, può significare nulla. Ma quei denti che si intravedono, appunto, con una certa continuità, fanno pensare a un ragazzo che ha ritrovato se stesso e quindi, la gioia di giocare, di divertirsi.
Di sentirsi protagonista, o quantomeno partecipe di qualcosa, non più emarginato o genio incompreso. Magari fino a un po di tempo fa, la sua intermittenza di felicità era direttamente conseguenza della sua intermittenza di rendimento. Ranieri da questa estate in ritiro ha fatto capire che su Jerry, così lo chiamava a Brunico, doveva essere luomo in più. E lui ci ha creduto, disputando un precampionato molto buono. Poi, la crisi della Roma è diventata anche la sua (e ovviamente non solo sua) crisi e si è abbrutito nuovamente. Niente sorrisi, niente giocate, pochi lampi. Solo qualche sprazzo di classe qua e là. Il fu Bruno Conti per Paolo Rossi in quellindimenticabile gol in semifinale di Spagna 82 alla Polonia. Certo, la platea era diversa ma il senso è quello. Tra laltro proprio Conti lo ha definito più forte di lui, ieri intervenendo a Centro suono sport. «Ha grande tecnica, è vero che non segna molto, ma neanche io lo facevo. E poi quando segna spesso sono bellissimi gol. Deve solo trovare più convinzione», sempre Conti. E come fa a non trovare convinzione quando uno stadio intero, è successo mercoledì sera, gli riserva una standing ovation? E facile deprimersi davanti ai fischi, ma si ha quasi il dovere di esaltarsi con gli applausi scroscianti nelle orecchie. Dopo le ultime prestazioni, sarà difficile per Ranieri toglierlo dallundici titolare. Domani a Torino si candida per un posto, anche se la spalla infortunata fa male ma non ha nulla di rotto. Pillole sul personaggio: Menez è un tipo molto particolare, anche se ultimamente è cambiato. Prima taciturno, ora un po più sciolto, appunto sorridente. A Trigoria fa coppia fissa con Totti, che ama proteggerlo e di lui parla come un fuoriclasse («un fuoriclasse, purtroppo ha quel carattere...», disse un paio