Montali: "Marotta ma che dici?"

15/11/2010 alle 09:38.

CORSPORT (P. TORRI) - E’ come un deja vu. Del resto la recente vi­cenda della simulazione di Krasic a Bologna, era già stata un inquitante campanellone d’allarme. Con la Roma stupita, per non dire di peggio, di tut­to quello che ha sentito, a caldo, dopo la conclusio­ne della sfida contro la Juventus. Un ritorno al pas­sato di cui tutti avremmo volentieri fatto a meno, meno la Juventus che pare attraversare un periodo di restaurazione.

CONTRASTO - La Roma ha gradito poco le esternazio­ni bianconere, ufficializzate dalla voce di Beppe Marotta che, fino a sabato sera, mai nella sua car­riera era andato così sopra le righe. Soprattutto per­ché certe dichiarazioni sono state perlomeno inop­portune, in contrasto lapalissiano con la realtà di quello che è accadu­to in campo, come certificato ieri mattina dai commenti di tutti i mo­violisti, da Torino a Lampedusa. Pro­vare a far passare il messaggio che i giallorossi non siano usciti sconfitti a Torino grazie alle decisioni arbitrali è un marchio di fabbrica d’altri tem­pi, certo non marottiano, da sempre dirigente apprezzato per equilibrio e lealtà.

VOCI - Addirittura c’è chi sostiene che certe parole a Marotta siano state suggerite, anzi addirittura im­poste (ma che sia rientrato qualcuno nel club bian­conero e non ce l’abbiano detto?) ma ci rifiutiamo di credere a un’ipotesi del genere. Restano i fatti. E parlano di una realtà distorta, con l’aggravante di voler legittimare l’errore (fallo di mano di Boateng contro il Palermo non fischiato paragonato a quel­lo di Pepe sanzionato) a proprio uso e consumo.

POLEMICA - La Roma non aveva gradito neppure a caldo, tanto è vero che nel dopo partita c’è stata an­che una dura polemica tra Gian Paolo Montali, uno dei massimi dirigenti giallorossi ed ex membro del cda della , e alcune tv nazionali che, dopo le parole di Marotta, non hanno permesso un imme­diato diritto di replica alla Roma. L’irritazione di Montali non è svanita neppure il giorno dopo: «So­no sconcertato. Se c’era una squadra che si doveva lamentare, questa era la Roma. C’è stato negato un rigore netto, ce n’è stato dato uno altrettanto netto, Menez è stato ammonito dopo un minuto, lo stesso metro di giudizio non è stato applicato con Felipe Melo. Non ho riconosciuto Marotta nelle parole che ha detto, si vedeva dalla faccia che neppure lui cre­deva a quello che stava dicendo. Mi è sembrata quasi una scelta sistematica e studiata a tavolino. Ci vuole coerenza, non si può una domenica dire di voler aiutare gli arbitri e poi la domenica dopo la­mentarsi, oltretutto su episodi su cui non c’era nul­la da lamentarsi. Così si rischia il far west e far pas­sare il messaggio ai giocatori che si vincono le par­tite e i campionati con gli aiuti arbi­trali. Non vorrei che in un campiona­to così equilibrato si cercasse di spo­stare gli equilibri con pressioni sugli arbitri. Forse le dichiarazioni della sono state determinate da quelle di Zamparini. Le nostre la­mentele a Brescia? E’ stato un episo­dio, supportato da tutte le moviole del mondo. La , invece, non ave­va nulla da lamentarsi, anzi. E questo non va bene» .

APPELLO - La Roma, infine, ha gradito poco anche l’appello alla prova televisiva nei confronti di Bor­riello (sgambetto a Chiellini). A parte lo stile zero a proposito dell’appello, il regolamento parla di fal­lo violento per appellarsi alla prova tv. In questo caso non c’è la stessa chiarezza, nonostante quello che sostiene la , sulla simulazione di Krasic, altro recente caso in cui c’è sembrato di vivere un deja vu. Deciderà il giudice su Borriello. Noi ag­giungiamo solo una cosa: e Chiellini che invitato dall’arbitro a lasciare il campo perché sanguinan­te, come da regolamento, che si sdraia in campo e non viene neppure ammonito, è stata una decisio­ne a favore della Roma? Neppure Moggi, forse, lo azzarderebbe.