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A non lasciare del tutto soddisfatto Mexes è piuttosto il risultato: «Peccato per il paregggio, era una partita che potevamo vincere, però andiamo avanti, in fondo siamo sempre lì. Secondo me noi siamo superiori alla Juve, solo che stasera (ieri, ndr) abbiamo subito questo gol allinizio e la partita è diventata strana. Dobbiamo sicuramente fare meglio, ma andiamo avanti». Se gli parlano di scudetto, Mexes non si nasconde, ma nemmeno fa proclami: «Dipende solo da noi. Lanno scorso abbiamo fatto belle cose, ora è diverso e sappiamo che è difficle ripeterci. Daremo tutto fino alla fine, questo è certo. Ma è ancora presto per parlare di queste cose».
Non è presto, invece, per fare una promessa: «In Italia non vestirò nessuna maglia diversa da quella della Roma». Niente Juventus, niente Milan o Inter. No, se resterà nel nostro Paese, lo farà per rimanere fedele alla Roma. Il problema, semmai, è proprio quel "se". In unintervista rilasciata a Radiomontecarlo, Phil ha parlato un po di tutto. Della nazionale, del suo primo anno nella Capitale e anche del suo futuro. Quando gli chiedono se, a 28 anni, abbia voglia di scoprire un altro campionato, lui risponde schietto, come sempre: «Sì, perché no. Mi piace lavventura. Ma è difficile immaginare di lasciare Roma dopo sette stagioni. Sono uneternità in una carriera calcistica. A Roma ho vissuto grandi momenti e tuttora ci sto molto bene. E bene che io rifletta sui piani per la mia carriera. Ci sono molte cose che entrano in gioco, compresa la nazionale ». Lintervistatore lo incalza: "Sei attratto dal calcio inglese?". Lui non si nasconde: «Sono aperto a tutte le proposte. Il campionato inglese è il migliore del mondo. Dove ci sono giocatori più grandi. E eccitante. Ti fa venire voglia». La Premier affascina chiunque, non solo lui. Calma, dunque. Non è affatto detto che Phil lasci la Capitale. Roma gli è entrata dentro. Forse, anche perché gli amori più belli sono quelli che allinizio sembrano impossibili. Come quellavvio da incubo. Mexes lo racconta quando gli chiedono se ha mai pensato di andarsene da Roma. «Sì, il primo anno ci ho pensato. Ci furono cinque cambi di allenatore, non era lideale. Ma non volevo lasciare le cose come stavano, e così decisi di restare. A poco a poco, abbiamo costruito qualcosa di importante. Ora sono passate sette stagioni, sono molte. A giugno sarò in scadenza di contratto. Dovrò riflettere bene».
 
			 
		 
				 
					
				 
	




 
				 
				 
				