IL ROMANISTA (G. PIACENTINI) - Minuto diciotto del secondo tempo. Claudio Ranieri, con la Roma in vantaggio di due gol, richiama in panchina Jeremy Menez, fino a quel momento il protagonista assoluto della partita. LOlimpico si ferma, si alza in piedi e applaude il suo campione come non aveva mai fatto.
partita. LOlimpico si ferma, si alza in piedi e applaude il suo campione come non aveva mai fatto. E una vera e propria standing ovation, quella per il numero 94 giallorosso che in otto giorni (a Basilea, nel derby e ieri sera) ha messo (definitivamente?) a tacere tutti (e sono stati tanti in questi mesi) i suoi detrattori. Non è un caso, probabilmente, che la Roma abbia giocato le sue migliori partite da quando Ranieri ha deciso di rompere gli indugi
e di schierare una formazione che preveda il trequartista alle spalle di due punte, e che quel trequartista sia proprio il francesino. Che ieri sera ha rischiato di vedere la partita dalla tribuna: qualche problema muscolare e un fastidio alla spalla (ha giocato con un tutore) ne avevano messo in dubbio la presenza; e un paio di volte nel primo tempo i difensori viola, soprattutto Pasqual che ha finito la partita col mal di testa per quante volte ha dovuto rincorrerlo, sono ricorsi alle maniere forti (nella prima mezzora Donadel e Santana sono stati ammoniti per due falli su di lui) facendolo cadere sulla spalla infortunata.
Non è bastato perché Jeremy, il giocatore più sostituito della gestione Ranieri, ha fattovedere unora di calcio marziano. Giocate da campione con la C maiuscola, e un assist straordinario sul gol di Borriello arrivato al termine di unazione personale che merita di essere raccontata: non si sa infatti se sia più bello lo stop di petto sulla linea del fallo laterale sul lancio di Totti, il dribbling su un frastornato Pasqual o il passaggio a tagliare larea per il numero 22, che ha potuto così realizzare il suo quinto gol in 11 presenze in campionato, il settimo se consideriamo anche quelli in Champions contro Cluj e Basilea. Proprio Marco Borriello è stato laltro protagonista del match. Non solo per il gol ma anche per una prestazione generosa. Il centravanti nel primo tempo si è reso protagonista di un chiarimento un po troppo acceso con Ranieri, che a mente fredda stigmatizza. « Ho ricevuto palla nella nostra trequarti e un attacante centrale deve stare vicino allarea, un richiamo tecnico che il mister deve fare».
La Roma è tornata, lo dice la classifica, ma per Borriello era successo già da un po. « Io dico fin da Brescia. La partita di Cagliari non la metto neanche in conto perché eravamo in dieci, a Brescia avevamo dimostrato di essere una squadra, seppur contro tutto e tutti se si ricorda la partita. La squadra si è ritrovata, anche se è brutto sentir dire sempre "finalmente" dopo sei vittorie di fila. La Roma è la Roma di nome e di fatto, perché lo stiamo dimostrando anche coi fatti, una squadra che doveva vincere e oggi ha vinto meritatamente.
Un difetto, dovevamo chiudere la partita prima ed evitare i 2 gol, però è stata una grande Roma». Gran parte del merito è di Claudio Ranieri. «Ranieri è un grandissimo motivatore, un grande allenatore che ci dà la carica giusta. Ed eccoci qua». Marco è uno di quelli che sa cosa significa fare autocritica. «Siamo stati troppo spreconi. Io in particolare: potevo fare un paio di gol nel primo tempo, uno nel secondo. Ecco dobbiamo diventare più implacabili e cinici quando ci capita loccasione. Tutto sommato però la squadra ha lottato e
giocato. Una bella partita». Sabato cè la Juve, si torna a parlare di sfida scudetto. «Arriviamo lì pieni di fiducia e autostima, un po stanchi perché 3 partite alla settimana sono tante, soprattutto su questo campo durissimo,
schiena e gambe il giorno dopo fanno male, però stiamo bene e ce landiamo a giocare».